«SIGNORE DA CHI ANDREMO?» – Incontro Ofs della Zona Interdiocesana di Avellino

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Domenica 13 novembre, si è svolto a Mercogliano, presso la sala riunioni delle Suore salesiane di Don Bosco, il primo incontro della zona Interdiocesana di Avellino, organizzato in collaborazione con la Fraternità locale.
La simpatica introduzione di Ciro che, come sempre, sa attrarre allegramente l’attenzione dei presenti sul tema da affrontare, ha attenuato, notevolmente, il freddo che letteralmente ci avviluppava.
Scherzosamente ci ha distratto da questo pensiero passando a presentare e salutare le Fraternità intervenute all’incontro: Volturara I., Atripalda, Lioni, Montefusco, Avellino [Cuore Immacolato di Maria], Avellino [Roseto] e Mercogliano, per un totale di cinquantacinque persone.
Brevemente, il delegato di micro – zona, ha presentato il tema che sarà approfondito durante l’anno sociale e che avrà, come spunto di riflessione, l’interrogativo-scelta degli Apostoli che alla domanda di Gesù: «Volete andarvene anche voi?», risposero: «Signore da chi andremo?» (cfr. Giov. 6,68-69); tema peraltro proposto anche nell’ambito del Congresso Eucaristico di Ancona.
Il passo del Vangelo di Giovanni è stato scelto, perché mette in risalto la difficoltà del percorso di conformazione a Cristo che pone i suoi stessi discepoli di fronte al bivio: stare con lui o voltargli le spalle.
Questa dinamica, però, non si riassume in una scelta definitiva, ma accade ogniqualvolta ci interroghiamo, nel nostro vivere quotidiano, se agire secondo Cristo o no.La risposta dei discepoli – “Signore da chi andremo?” -, riassume anche tutto il nostro disagio a vivere una vita senza Gesù e ci spinge ad una continua ricerca di Lui:
Nella Parola;
• Nell’Eucarestia;
Nei Fratelli.
L’appartenenza a Cristo e alla Fraternità, il modellarsi a Lui e le relative difficoltà, già presenti nelle prime comunità dei discepoli, sono stati i punti focali del commento a questa bellissima pagina del Vangelo di Giovanni che don Vitaliano Della Sala, oggi Parroco al servizio della Chiesa di Mercogliano, ha magistralmente trattato.
Nella Parola di Dio che alimenta la nostra vita spirituale e che ci manifesta la Sua volontà, nell’intreccio sublime tra teoria e pratica, tra dottrina e vita vissuta, tra trascendenza ed immanenza, sta il messaggio del Cristianesimo.
Un messaggio positivo, afferma appassionatamente e teneramente don Vitaliano; un annuncio con cui Gesù è venuto a dirci che la nostra vita è una festa, perché Dio ci vuole bene.
Così tutta la nostra vita diventa una continua Eucarestia, cioè ringraziamento a Dio, per il dono del suo Figlio Unigenito, grazie al quale non siamo più “schiavi”, ma abbiamo acquistato la dignità di figli.
Questo ringraziamento, però, deve tramutarsi in atteggiamenti concreti, in vita quotidiana e questo è il motivo per cui, secondo il racconto di Giovanni nel suo Vangelo, alcuni discepoli tornarono indietro.
Gesù, però, parla chiaramente ai suoi discepoli e a tutti noi, senza “addomesticare” il suo messaggio, dimostrando di non aver paura di perdere i suoi seguaci, pronti a tirarsi indietro appena il percorso si fa più impegnativo.
Vivere concretamente l’Amore di Cristo, amando il nostro prossimo come noi stessi, questo è il grosso ostacolo che incontrarono i suoi discepoli – abituati a un Dio lontano, cui era sufficiente offrire sacrifici animali, per avere la coscienza a posto – e anche noi oggi.
Gesù quando dice ai discepoli «chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui», vuole proprio dire questo: l’amore è concretezza.
Il verbo “mangiare” deriva dal greco “trogon” che significa: “Masticare” la sua Carne e bere il suo Sangue, affinché circoli in noi la Vita divina, dono gratuito, buono, efficace e duraturo. È quest’assimilazione che ci trasforma e ci rende Eucaristia per il mondo, per gli altri, per la salvezza dell’umanità.
“Dio ci fa questo regalo” – dice Don Vitaliano – perché ci vuole bene, perché si fida di noi, perché vuole che anche gli uomini tra di loro si amino, dello stesso Amore con cui Lui ci ama, e si fidino di Lui.
Il cristianesimo è un cammino caratterizzato da periodi in cui si fanno passi in avanti e altri indietro: i discepoli tornano indietro di fronte alla richiesta, da parte di Gesù, della concretezza di un amore vissuto.
Gesù chiede agli apostoli, cioè quelli che Lui stesso ha scelto perché gli stessero vicino, se anche loro vogliono tornare indietro. A questo punto, Pietro prende la parola e risponde: «Signore da chi andremo?», dimostrando di aver compreso la difficoltà del cammino, ma, nel contempo, la gioia nel percorrerlo.
In questo modo, Pietro, dimostra di aver afferrato un aspetto fondamentale del messaggio di Gesù: il Regno di Dio non sta al di là, ma al di qua.
La vita eterna che Gesù ci presenta, non inizia dopo la morte, ma fin da ora e, allora, comprendiamo che la morte è solo un passaggio.
Se riusciamo a mettere in pratica il messaggio d’amore di Gesù, vivendo in buoni rapporti col nostro fratello, ci accorgiamo che migliora la qualità della nostra vita e, in questo modo, viviamo già da ora la vita eterna.
Questo dono d’Amore, però, non possiamo tenercelo dentro, dobbiamo trasmetterlo agli altri, sull’esempio di Gesù che non riesce a tenere per se l’amore del Padre e lo dona a tutti noi.
Se ci accorgiamo di non amare appieno gli altri, vuol dire che non abbiamo ancora accolto l’amore di Dio.
Il tirarsi indietro, allora, sembra quasi impossibile, assurdo, insensato, per chi ama sinceramente Cristo.
Amarlo e conoscerlo, quindi, per essere in Lui e per restare con Lui, è l’invito di Don Vitaliano che, da uomo di gran fede, ci sprona a rileggere le lettere di San Giovanni, così cariche di vita vissuta e a recuperare il messaggio di Francesco d’Assisi che ha imparato a vivere nell’amore concreto verso tutti (vedi l’esempio del lebbroso e del lupo di Gubbio).
L’incontro è proseguito con la formazione di tre gruppi di lavoro che si sono confrontati su tre aspetti basilari della nostra vocazione:
1. La libertà di scegliere se seguire o meno Gesù;
2. Uno stile di vita rinnovato che deve essere il frutto della nostra scelta;
3. Il dono di se agli altri.
Gruppi sapientemente animati da Teresa, di Volturara, e da Marco e dalla cara Mena, di Avellino, artefici anche della preghiera iniziale e finale che ci ha donato la possibilità di elevare il nostro spirito a Dio, per rafforzare la nostra fede e continuare il cammino, insieme a Gesù, nell’impegno quotidiano di modellarci a Lui.
A conclusione ci attendeva un gradito ristoro, offerto dalle sorelle che ci hanno ospitato.

Eugenia Iannone

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