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Lettera enciclica Laudato Sii

suor daniela del gaudioNell’incontro del 16 gennaio 2016, l’Ordine Francescano Secolare di Avellino-Roseto è stato guidato da Sr. Daniela Del Gaudio – suora Francescana Immacolatina – in una disamina della Laudato Sii, l’ultima eciclica del Papa.
“Questa enciclica – afferma suor Daniela – ha questo nome perché si ispira a San Francesco, ma in realtà il Papa richiamandoci all’attenzione per il creato, vuole trasmetterci, soprattutto ai laici, questo insegnamento: riscoprire di essere stati creati a immagine e somiglianza di Dio.
Francesco ha scritto il Cantico delle Creature alla fine della sua vita, dopo aver ricevuto le stimmate e, quindi, nella sua piena maturità spirituale. Francesco era felice anche quando vedeva una pietra levigata, perché pensava che Dio l’avesse preparata per lui e i suoi frati, questo da’ l’idea di come lui intendesse che tutto il creato fosse in armonia.
Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, quindi siamo noi stessi terra e la terra protesta per il danno che le provochiamo, a causa dell’uso sbagliato che ne facciamo. Infatti troppo spesso l’uomo abusa dei beni che Dio ci ha messo a disposizione.
L’enciclica non è un documento politico, ma teologico, infatti nei primi punti, Papa Francesco richiama la dottrina della Chiesa emanata dai suoi predecessori.
L’ecologia integrale di cui parla Papa Francesco richiama all’armonia che esisteva all’inizio della creazione, nel Paradiso, e a cui è necessario ritornare.
Ogni capitolo dell’enciclica affronta argomenti diversi e il filo logico che li collega è l’aspetto teologico.
La preoccupazione del Papa è questa: Che tipo di mondo lasceremo a chi viene dopo di noi? Ma il Papa pone l’accento anche sul fatto di ritrovare il rapporto con noi stessi, perché uno dei principali problemi del nostro tempo è che non stiamo bene con se stessi; oggi è tutto trascurato, partendo da noi stessi e così avviene anche con la natura.
L’enciclica del Papa ci richiama a prendere coscienza su cosa sta accadendo alla nostra Madre Terra e sulle conseguenze: La crisi dell’acqua, l’inquinamento, i cambiamenti climatici, la cultura dello scarto, ecc..
Anche lo stile di vita che uccide i valori veri crea scompensi al creato. E nel nostro stile di vita si sta facendo strada il pessimismo che nasce dalla mancanza di fede.
La cosa più grave, però è che oggi manca anche la nostra testimonianza di cristiani per reagire a questo andamento e a questo pessimismo.
Alla radice di questa dinamica, secondo il Papa, c’è la cultura dello scarto che dovremmo combattere con il riciclo, cosa che andrebbe, però, contro l’economia globale, per questo non è incentivata.
Anche se l’economia globalizzata non ci spinge ad assumere atteggiamenti corretti nei confronti dell’ambiente, non possiamo girarci dall’altra parte, quando il nostro fratello soffre a causa del nostro comportamento indiscriminato. Anche nelle Zone a noi vicine, come nella terra dei fuochi, viviamo situazioni di povertà e degrado a cui, putroppo, ci stiamo abituando.
L’attuale modello di sviluppo condiziona la qualità della vita della maggior parte dell’umanità. Molte città diventano grandi strutture inefficienti che consumano acqua ed energia, ma rimanengono invivibili.
Bisogna ascoltare il grido della terra e dei poveri, ammonisce il Papa che rileva una certa staticità a cambiare gli stili di vita attuale.
Il Papa ci parla della luce che offre la fede, perché la scienza non ci può dare tutte le risposte. Noi francescani dovremmo fare del Vangelo il nostro pane quotidiano che ci illumina in tutto il nostro modo di essere. Se perdiamo questa relazione con Dio, perdiamo di vista quello che è il nostro vero destino: Essere chiamati alla gloria.
Questa relazione con Dio ci porta a vivere bene il rapporto con l’altro e con il creato. Meditare quotidianamente la parola di Dio ci aiuta a vivere meglio la relazione con l’altro. Contemplare non significa rinchiudersi in una nicchia, ma vivere il rapporto con Dio anche nella quotidianità, imparando a confidare nella Provvidenza. É nella Provvidenza, infatti, che si legge l’armonia del creato, in quest’armonia, ogni creatura ha una funzione, nessuno è superfluo.
Francesco era contento perché era sicuro che Dio avrebbe provveduto a lui, per cui non c’era niente che lo preoccupasse. Le cose che ci circondano rispondono a un disegno di Dio.
Le nostre preoccupazioni non devono mai toglierci la gioia della vita.
Nell’ultimo capitolo, il Papa chiede di rispondere a questa crisi di formazione con l’educazione. Educare all’alleanza tra l’umanità e il creato: Puntare ad uno stile di vita alternativo (la raccolta differenziata, la lotta allo spreco dell’acqua e dell’energia elettrica…).
Il modello di vita che avevano cent’anni fa era basato sull’agricoltura e quindi si rispettavano i ritmi della natura.
L’enciclica si conclude ponendo la Trinità come modello da seguire, dove ugnuna delle tre Persone vive in comunione con l’altra.




IL CANTICO DELLE CREATURE

il cantico delle creatureNell’incontro di formazione Ofs di Avellino-Roseto, del 9 gennaio 2016, p. Gianluca Manganelli ha fatto una riflessione su uno degli scritti più famosi di S. Francesco: “Il cantico delle Creature“, attraverso cui, il relatore, ha sottolineato l’importanza del canto per la vita di Francesco. Il canto è la tipica espressione del suo modo di essere. Nell’ultima parte del recital “Forza venite gente“, il padre di Francesco, Pietro di Bernardone, afferma proprio questo, cioè sapere di avere un figlio che canta, anche se non immagina che sarebbe diventato Santo.
Francesco esprime con il canto i suoi sentimenti, a volte con canti in francese. La Letizia che porta dentro l’anima non trova altra espressione che quella del canto. Si può paragonare la Letizia di Francesco alla gioia degli apostoli che ricevono lo Spirito Santo ed esprimono la loro ebbrezza, parlando in varie lingue, quando escono fuori dal Cenacolo.
Nella Vita Prima di Celano si parla di un Francesco che esorta le creature a lodare Dio. Questo lo troviamo anche nell’Antico Testamento quando Re Davide esorta la natura a lodare Dio, oppure, ancora, quando i tre giovani cantano nella fornace ardente.
un altro momento in cui esprime col canto la gioia che ha nel cuore è quando realizza il presepio di Greccio, in quell’occasione anche Francesco canta di gioia insieme a tutti i presenti.
Francesco, però, canta anche nei momenti di sofferenza; faceva ricorso al canto nei momenti di prova e di tentazione, infatti il Cantico delle Creature nasce proprio in questa circostanza, cioè vicino alla sua morte.
Anche le sue prediche si concludevano con Francesco che esortava i presenti a cantare le lodi di Dio. Il canto era anche strumento di riconciliazione tra due contendenti: Beati quelli che perdonano per lo tuo amore
Al termine della sua vita invita i canti a cantare le lodi ed è come se scegliesse la colonna sonora della sua vita che è proprio il Cantico delle Creature:

[F.F.263] Altissimu, onnipotente, bon Signore, Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfane, et nullu homo ène dignu Te mentovare. Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole, lo quale è iorno et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione. Laudato si’, mi’ Signore, per sora Luna e le stelle: in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le Tue creature dài sustentamento. Laudato si’, mi’ Signore, per sor’Acqua
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba. Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente po’ skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male. Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate.

Per Francesco le creature sono considerate soprattutto nel loro aspetto positivo.
Mentre contempla le creature, Francesco si meraviglia; riesce a vedere la bellezza originale che c’è nelle creature perché in esse c’è la significazione di Dio. Tutte le creature gli parlano di Dio; la creatura bella per eccellenza è quella che porta in se tutta la bellezza dell’universo creato, ecco perché Francesco si meraviglia quando contempla le cose, perché gli parlano del Signore.
Nel cantico delle creature si esprime tutta la sua meravigliosa. Francesco si sente parte di questo cosmo che Dio ha fatto; vive in simbiosi con le creature.
Francesco attribuisce alle cose i sentimenti che prova lui, cioè lui vede nell’acqua, ad esempio, la castità e l’umiltà che vorrebbe avere lui stesso, così come vorrebbe essere fuoco per illuminare la notte ed essere robustoso e forte.
Francesco è in sintonia, in armonia con il creato. Riesce a fare pace tra lo spirito e la materia.




LODI DI DIO ALTISSIMO

padre Gianluca Manganelli

Appunti tratti dall’incontro di formazione alla fraternità Ofs del Roseto di Avellino, tenuto da P. Gianluca Manganelli – OFM Cappuccini – sugli Scritti di San Francesco, in particolare sono state commentate le ‘Lodi di Dio Altissimo’.

“Francesco, come San Paolo ha nel Vangelo inteso come Gesù Cristo morto e risorto, il suo punto di riferimento e tutti i suoi scritti sono orientati alla esortazione a vivere il Vangelo in maniera autentica.
Francesco scrive non direttamente ma sotto dettatura, altre volte riferisce ad un frate che poi elabora il suo pensiero.
Le laudi e preghiere fanno parte di una delle tre parti in cui si dividono gli scritti di Francesco. La preghiera Alto e glorioso Iddio secondo alcuni è attribuita a San Francesco, ma non è stata scritta da lui.
Le lodi di Dio altissimo sono la preghiera figlia dell’esperienza sulla Verna. Nelle preghiere si può capire il rapporto che Francesco ha con Gesù e tutto quello che lui ha scaturisce proprio da questa sua vita di preghiera. Nelle preghiere c’è tutta la sua fede. Le fede è la roccia su cui ti aggrappi dove costruisci la tua casa, perché è un luogo stabile. Così è per Francesco che in Gesù trova la sua ricusa, si punto di riferimento. Nelle preghiere cu sino anche i suoi desideri: l’intimità con il Signore e con I fratelli. L’aspirazione di Francesco è la santità; fare fraternità in Dio tutti insieme. Francesco Si intrattiene nella preghiera perché desidera stare con Dio, tutti insieme. Da questi deriva il suo desiderio espresso nel perdono di Assisi, dove diceva di voler portare tutti in paradiso. La preghiera di Francesco non è di richiesta, ma tutta estatica; Francesco quando prega esce fuori di sé. Francesco è contento per i doni ricevuti e il suo atteggiamento è di ringraziamento; a Dio restituisce la lode, la gloria.
Nelle preghiere si manifesta l’atteggiamento desiderio di Francesco: Avere sente di al centro dei suoi pensieri. Anche le preghiere come gli altri scritti sono state dettate da Francesco.
Le fonti di ispirazione sono la sacra scrittura e la liturgia, difficilmente utilizza parole sue. Il linguaggio dell’amore è il silenzio e in esso riceve e da al Signore. Francesco ha una buona memoria, ad esempio l’ufficio della passione del Signore è un collage di salmi.
Settembre 1224. Nel giorno dell’esaltazione della croce Francesco se ne va sulla Verna a pregare.
F.F.635 . Mentre il Santo era sul monte della Verna, chiuso nella sua cella, un confratello desiderava ardentemente di avere a sua consolazione uno scritto contenente parole del Signore con brevi note scritte di proprio pugno da san Francesco. Era infatti convinto che avrebbe potuto superare o almeno sopportare più facilmente la grave tentazione, non della carne ma dello spirito, da cui si sentiva oppresso.
Pur avendone un vivissimo desiderio, non osava confidarsi col Padre santissimo ma ciò che non gli disse la creatura, glielo rivelò lo Spirito. Un giorno Francesco lo chiama: ” Portami–gli dice– carta e calamaio, perché voglio scrivere le parole e le lodi del Signore, come le ho meditate nel mio cuore “. Subito gli portò quanto aveva chiesto, ed egli, di sua mano, scrisse le Lodi di Dio e le parole che aveva in animo. Alla fine aggiunse la benedizione del frate e gli disse: ” Prenditi questa piccola carta e custodiscila con cura sino al giorno della tua morte “. Immediatamente fu libero da ogni tentazione, e lo scritto, conservato, ha operato in seguito cose meravigliose.
Un frate tentato da un momento di crisi vuole uno scritto di Francesco che scrive di suo pugno le Lodi di Dio Altissimo. Frate Leone scrive a margine di questa reliquia che questa preghiera gli è stata scritta da Francesco e questa reliquia è assolutamente originaria e quella di foglietto è proprio la scrittura di Francesco.
Questa preghiera è stata partorita proprio durante l’esperienza delle stimmate.
[261] LODI DI DIO ALTISSIMO
Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose. Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo, Tu sei re onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra. Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dèi, Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero. Tu sei amore e carità, Tu sei sapienza, Tu sei umiltà, Tu sei pazienza, Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine, Tu sei sicurezza, Tu sei quiete. Tu sei gaudio e letizia, Tu sei la nostra speranza, Tu sei giustizia, Tu sei temperanza, Tu sei tutta la nostra ricchezza a sufficienza. Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine. Tu sei protettore, Tu sei custode e nostro difensore
Tu sei fortezza, Tu sei refrigerio. Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede, Tu sei la nostra carità. Tu sei tutta la nostra dolcezza, Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.
Quando sono state fatte le traduzioni non c’è mai l’invocazione, non è Francesco che chiama il Signore, ma va verso il Signore e si fonde con Lui. Il credente non ha più il cuore che batte per se, ma il suo cuore batte con quello di Dio.
Sulla Verna non esiste più Francesco, ma esiste Francesco in Gesù. In quella fase della sua vita Francesco vive la sofferenza della croce dovuta alla dell’ordine per la sua fraternità e al momento di deserto della sua fede. Noi non siamo angelo e il peso di questa fragilità richiede uno sforzo da parte del credente. Il Signore ci da dei doni che però devono fruttificare Grazie al nostro impegno.”