FRANCESCO D’ASSISI. GIULLARE, NON TROVATORE [11^ parte]

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Con la morte di Francesco si apre un ulteriore e ultimo capitolo: la costituzione di un idoneo supporto giuridico in grado di completare quel processo di trasformazione della fraternitas laica in ordo monastico già avviato con l’approvazione della Regola bollata del 1223.
È un percorso scandito da una serie di bolle pontificie. La prima della serie è la Quo elongati del 28 settembre 1230; in questo documento Gregorio IX scioglie numerose questioni: viene sancito il carattere non vincolante e subordinato del Testamento rispetto alla Regola, vengono mitigate le norme in materia di povertà attraverso il distinguo tra «proprietà» e «uso», viene limitato l’accesso ai capitoli ai soli ministri provinciali, codificato il diritto esclusivo del ministro generale di esaminare i frati candidati alla predicazione, sancito il divieto per i frati di entrare nei monasteri delle Povere Dame in assenza di specifica autorizzazione. Questo processo di irrigidimento normativo di tipo monastico non viene accettato da tutti e nell’Ordine prende a farsi netta la distinzione tra quanti desiderano mantenersi fedeli al primitivo spirito di Francesco – definiti zelanti, rigoristi, spirituali – e il resto dei frati che si denominano col termine di comunità. Ma l’Ordine è attraversato anche da altre tensioni: si sviluppano rapporti conflittuali anche tra frati laici e frati chierici  nonché  tra frati italiani e frati stranieri.
L’Ordine va verso una sempre più spinta clericalizzazione: al capitolo del 1239 si stabilisce che nessuno può essere ricevuto nell’Ordine se non è già chierico e convenientemente istruito nella grammatica o nella logica; con questa disposizione Egidio, Ginepro, Giovanni il Semplice e lo stesso Francesco non sarebbero stati ammessi nell’Ordine. Viene inoltre deciso di non affidare ai laici le funzioni di ministro e di guardiano; è l’inizio di quel processo di marginalizzazione, evidente anche ai nostri giorni, che vedrà riservare ai frati laici i soli lavori domestici o comunque le mansioni più umili.
I contrasti tra spirituali e comunità si inaspriscono anno dopo anno. Molto frequentemente gli spirituali si ritirano in romitori di montagna per poter osservare più fedelmente la regola e per evitare scandali; altre volte, invece, tale scelta viene imposta come forma di punizione e di allontanamento, insieme a maltrattamenti, carcerazioni e persecuzioni.
Con la bolla Licet ex omnibus Innocenzo IV divide l’Italia in due zone inquisitoriali, una affidata ai Predicatori, l’altra ai Minori; i francescani della seconda generazione divengono così persecutori di movimenti religiosi popolari e laici, ossia di movimenti del tutto analoghi alla primitiva fraternitas.
Segno evidente della dilagante conflittualità che attraversa l’Ordine è il tumultuoso avvicendarsi di ministri generali; Pietro Cattani, che era stato nominato direttamente da Francesco nel 1221, muore nello stesso anno e viene sostituito da Elia; Elia non viene confermato nel capitolo di Assisi nel 1227 e al suo posto viene eletto Giovanni Parenti; Giovanni Parenti viene sostituito in favore di Elia al capitolo di Roma nel 1232; Elia viene deposto a Roma nel 1239; Alberto da Pisa e Aimone da Faversham muoiono in carica rispettivamente nel 1241 e nel 1244; Crescenzo da Jesi è deposto nel capitolo di Lione del 1247 e Giovanni da Parma in quello di Roma del 1257.
Il successore di Giovanni Parenti è Bonaventura da Bagnoregio. La sua importanza è tale che viene considerato il secondo fondatore dell’Ordine, se non addirittura il fondatore vero e proprio; va ascritta a suo merito la composizione dei conflitti interni con la promulgazione delle Costituzioni Generali; e va ascritta a suo merito anche la composizione dei conflitti esterni, specie con il clero parigino che nel 1245 aveva chiesto la soppressione dell’Ordine appellandosi al IV Concilio Lateranense del 1215 che vietava la formazione di nuovi ordini religiosi. Bonaventura muore nel 1274, dopo un generalato durato circa un ventennio. Afferma a tal proposito Raul Manselli: «Quello che prima di lui era un movimento non certo caotico e disorganizzato ma pur sempre policentrico, con molteplici correnti ed atteggiamenti in confronto se non in contrasto, dopo vent’anni circa di generalato di Bonaventura aveva acquistato una fisionomia unitaria, una strutturazione organica, una sua attività impegnata, vivace, ma normale, senza oscillazioni e perplessità, nonostante le non poche difficoltà che aveva dovuto attraversare, fra i rischi di soppressione da parte del clero e, aggiungiamolo pure, le critiche dei rigoristi»
Insomma, col generalato di Bonaventura la fraternitas di Francesco diventa un Ordine vero e proprio; resta da chiedersi però se non diventa anche un Ordine come tutti gli altri.

Pace e bene

Pietro Urciuoli

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