FRANCESCO D’ASSISI. GIULLARE, NON TROVATORE [8^ parte]

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A mio modo di vedere l’esperienza umana e religiosa di Francesco può suddividersi in tre periodi; un primo periodo, dal 1209 (anno della approvazione orale di Innocenzo III) al 1219 (anno del suo viaggio nei Luoghi Santi); un secondo, dal 1219 al 1224 (anno delle stimmate); un terzo, dal 1224 al 1226 (anno della sua morte).
Vediamo il primo periodo.
Durante questo arco temporale che copre grosso modo un decennio, la fraternitas di Francesco si sviluppa in maniera autonoma, secondo regole proprie; non vi sono ancora quelle pressioni esterne e quelle tensioni interne che successivamente ne determineranno lo sviluppo istituzionale e il taglio clericale. La sua era una fraternitas trasversale rispetto ai modelli di vita ecclesiale esistenti: anche se era certamente espressione del rinnovamento penitenziale del laicato del XII e XIII secolo essa non si configurava come una forma di vita propriamente laica giacché si trattava comunque di uomini che avevano deciso di uscire dal secolo per abbracciare la vita religiosa, sebbene la maggior parte di essi non avesse ricevuto gli ordini canonici e neanche vi aspirasse; tuttavia, i frati non si presentavano né come dei monaci, benché conducessero uno stile di vita cenobitico, né come dei canonici secolari o regolari, anche se alcuni erano chierici, né come degli eremiti, benché amassero trascorrere lunghi periodi in isolati romitaggi; in sostanza, il gruppo aveva molti tratti in comune con le varie forme di vita ecclesiale all’epoca esistenti ma, a stretto rigore, non si conformava appieno a nessuna di esse.
Era una fraternitas nella quale non vi erano regole scritte: le norme che disciplinavano la vita comune non erano frutto di una elaborazione giuridica ma di una esperienza condivisa, stabilite di volta in volta, collettivamente, nel corso dei capitoli dei frati a Santa Maria degli Angeli.
Era una fraternitas nella quale il concetto di potere era sconosciuto; inizialmente il piccolo gruppo era governato direttamente da Francesco che godeva di un primato affettivo e carismatico non di un vero e proprio potere legislativo o esecutivo e anche successivamente, quando la fraternità crebbe di numero, non si svolse mai un capitolo che lo eleggesse come ministro generale. I capitoli infatti avevano un carattere conviviale non normativo; non furono mai utilizzati per stabilire norme che istituissero gli organi direttivi, definissero le relative competenze nonché i requisiti e le modalità di accesso ai ruoli di comando.
In definitiva, la primitiva fraternitas francescana non era assimilabile ad alcuna forma di vita ecclesiale canonicamente riconosciuta, non disponeva di una regola ufficialmente approvata né di una struttura gerarchica preposta al comando e per questi motivi, in un’accezione letterale dei termini, si potrebbe definire: atipica, da a- negativo e typos, modello, forma, stampo, esemplare; anomica, da a- e nomos, norma, legge; anarchica, da an- e archè, gerarchia, capo, potere, comando.

Pace e bene
Pietro Urciuoli

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