IL RAPPORTO CON LA PAROLA

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Ogni uomo desidera trovare una bussola che lo orienti nel cammino della sua vita; per noi cristiani, questa bussola è il Vangelo.
La Parola di Dio diventa, per il credente, il riferimento della sua vita e lo strumento per leggervi, in ogni avvenimento, la presenza di Dio.
In ogni accadimento, l’uomo vede solo l’aspetto esteriore, il profeta, invece, riesce a leggervi la volontà di Dio; anche noi dobbiamo imparare a vedere Dio in ogni situazione della nostra vita.
Un esempio ci è dato dalla Vergine Maria che, quando ebbe l’annuncio dell’angelo, viveva , come tutte le donne del tempo, l’attesa del Messia.
La consapevolezza di portare nel grembo il Figlio di Dio, Maria lo acquisisce un po’ alla volta, grazie alla meditazione sugli eventi che le stanno accadendo e che lei collega a tutta la tradizione religiosa.
A prescindere dal fatto che l’apparizione dell’angelo sia reale o meno, quello che accade alla Vergine, avviene, ogni giorno, anche nella nostra vita, solo che noi ci riflettiamo su e, in questo modo, non favoriamo la realizzazione del progetto Divino su di noi.
Quando s’interroga, Maria si chiede quale sia la strada che deve percorrere, perché ha compreso che Dio è entrato a far parte della sua esistenza e che, per questo motivo, la sua vita non può più essere quella di prima.
Sull’esempio di Maria che meditava in cuor suo tutti gli avvenimenti della sua vita, alla luce della tradizione religiosa del tempo, così anche noi, per realizzare la Parola di Dio nella nostra vita, dobbiamo imparare prima a leggere e, poi, a meditare il Vangelo che è la Parola di Dio, sia nei momenti felici della nostra vita, sia in quelli tristi.
Dio ci parla continuamente, in tutti gli avvenimenti della nostra giornata e noi abbiamo due possibilità di scelta: ascoltarlo, o relegarlo in uno spazio bene definito, ma lontano dalla nostra vita.
L’ascolto della Parola non può avvenire senza portare frutti nella nostra vita, come ci dice il Signore, attraverso il profeta Isaia: «Come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo, e non vi ritornano senza averla irrigata, fecondata e fatta germogliare, per dare seme al seminatore e pane a chi mangia, così sarà della parola uscita dalla mia bocca» (Is. 55, 10-11).
Quando ci accorgiamo che la Parola di Dio non è più creativa, si evidenzia la necessità di ricollocarla al centro della nostra vita, perché torni a diventare la nostra bussola.
Porre la Parola come punto di riferimento per la nostra esistenza, significa impegnarsi ad acquisire uno stile di vita che tenti di adeguarsi sempre più a Cristo.
Oggi, invece, i mezzi di comunicazione riescono a influenzare, più di ogni altra cosa, il nostro stile di vita, soprattutto dei giovani, lasciando all’insegnamento della famiglia, della scuola e della parrocchia, un’incidenza molto bassa.
Il Vangelo dell’annunciazione ci insegna a prendere ad esempio la vita di Maria che meditava in cuor suo la Parola di Dio, per comprendere il disegno del Padre su di lei ed è proprio da questa meditazione che scaturisce uno stile di vita conforme alla sua vocazione.
Dobbiamo, quindi, imparare a vedere la Parola di Dio ovunque, anche al supermercato, e imparare a mettere insieme i vari messaggi che il Signore ci invia, come in una specie di puzzle.
Ogni evento della nostra vita non lo dobbiamo vedere come un semplice accadimento, ma come un messaggio che Dio ci vuole lanciare.
Il “sacramento” della Parola è il segno del dialogo tra l’uomo e Dio, dove è sempre il Signore a prendere l’iniziativa, ed è paragonabile alle lettere d’amore che, ogni volta che le rileggiamo, riportiamo all’attualità i nostri sentimenti.
La Liturgia della Parola è una parte sostanziosa della Celebrazione Eucaristica; essa, anche se rivolta a tutta la comunità, ci interroga personalmente.
“La Parola celebrata ci permette di ascoltare colui che non è possibile ascoltare”. Quel Dio che sembra lontano da me, durante la Liturgia della Parola ci parla ancora e ci dice: “Io ci sto’, ti accompagno”.
Questo è il motivo per cui il popolo si riunisce attorno alla Parola: per fare festa, perché Dio ci parla.
La radice latina della parola “ascoltare” è “colere” che significa: coltivare, custodire, adorare. Nell’ascolto della Parola, quindi, devono esserci attenzione e partecipazione interiore, questo è il motivo per cui la Parola non va “letta”, ma “celebrata”, perché è il dialogo tra Dio e l’uomo.
La preghiera dei fedeli è una risposta alla Parola di Dio che ci interpella, affinché possiamo metterla in pratica, con il suo aiuto.
Oggi è dilagante il rischio del relativismo, secondo cui ognuno interpreta la Parola a modo suo, secondo le proprie esigenze; il confronto del commento alla Parola, con il magistero, invece, costituisce un passaggio ineludibile.
Come imparare a leggere i segni?
Tutto ciò che ci accade dobbiamo abituarci a collegarlo alla volontà di Dio, in questo modo, con l’ispirazione dello Spirito Santo, possiamo comprendere qual è il messaggio che Dio ha per noi.
Dobbiamo, quindi, imparare ad interrogarci sulle cose che ci succedono, conservando nel nostro cuore tutte le piccole rivelazioni e cercando di metterle insieme.
Così, forse, possiamo imparare a capire il messaggio che il Signore vuole inviarci.

don Antonio Dente
Parroco di Picarelli fraz. Di Avellino

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