L’AMORE FRATERNO

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La lavanda dei piedi

Quando si parla dell’Amore fraterno, si parla dell’Amore di Gesù per l’uomo e dell’uomo per l’uomo.
Vivere l’“amore fraterno” in fraternità richiede un continuo esercizio. È come un’orchestra, dove ciascuno si prepara personalmente, nello studio del suo strumento, ma, poi, si esercita insieme a tutti gli altri componenti; la stessa cosa avviene in fraternità.
L’amore fraterno è a immagine e somiglianza della SS. Trinità che è la relazione tra le tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Allo stesso modo, per l’uomo, stare accanto all’altro, significa mettersi in relazione.
Il contrario della relazione è l’egoismo, da cui deriva la chiusura, mentre la realizzazione della “relazione” è il dono.
Nel capitolo XIII, S. Giovanni Apostolo ci racconta la lavanda dei piedi che diventa il segno dell’amore “concreto” di Gesù per gli Apostoli.
Da questo segno, gli Apostoli devono apprendere, sull’esempio di Gesù, come amare il fratello, attraverso il servizio.
Durante l’Ultima Cena, Gesù, dopo aver spezzato il pane e versato il vino, alzò gli occhi al cielo e disse: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te…” (Gv 17,1).
Dopo la lode al Padre, il primo pensiero di Gesù è rivolto a coloro che il Padre gli ha donato. Questa preghiera mette in risalto il ruolo di Gesù: unico mediatore tra cielo e terra e tra l’uomo e il suo simile.
Gesù, nei momenti prima di morire, riesce a trovare la forza per elogiare i suoi discepoli, anche se sa che, in un modo o nell’altro, lo tradiranno.Gesù prega per loro (e per tutti noi), perché vuole la loro salvezza e, quindi, la felicità.
«Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo …» (Gv 17,11).
Gesù, nella preghiera al Padre, dice che sta’ lasciando la fragilità della condizione umana, per unirsi a Lui; gli apostoli (e tutti noi), invece, sono ancora in questa fragilità.
«Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi …» (Gv 17,11).
Gesù vuole che tutti i suoi discepoli siano uniti, così come Lui è unito al Padre. Esiste un abbraccio eterno tra Padre e Figlio che è lo Spirito Santo, cioè il dono che le due Persone della Trinità si fanno eternamente.
Sull’esempio del Padre e del Figlio, Gesù vuole che gli uomini siano uniti tra loro.
S. Francesco che ha “scoperto” la vita fraterna, nel suo testamento dice che, a un certo punto, il Signore gli dona dei fratelli (cfr. FF. 116). In un primo momento, infatti, Francesco pensava che la sua fosse una vocazione personale e, invece, come svegliandosi da un sogno, all’improvviso, si ritrova circondato dai fratelli che il Signore gli ha donato.
Per Francesco, la fraternità si identificava con il volto di Bernardo, di Leone e degli altri frati e ogni fratello che gli arriva, lo considera come un gesto d’amore del Signore. I fratelli che ci ritroviamo accanto, quindi, è il regalo che Gesù ci ha fatto.
Gesù da’ una dimensione ben precisa dell’amore fraterno: il servizio all’altro, secondo il quale, chi vuole essere il primo si faccia l’ultimo.
Gesù e Francesco, li possiamo considerare come una mamma che, più di ogni altro, cerca, per vocazione, di conservare unita la famiglia.
Francesco, come una madre che cuce le relazioni familiari, suggerisce lo stile di vita dei frati, perché non vi siano separazioni.
Nella lettera ad un ministro (il superiore di un convento), Francesco dice che quelle cose che gli sono di impedimento, per la sua crescita spirituale, deve considerarle come un dono. La persona o la situazione che ci ostacola nella nostra crescita spirituale dobbiamo considerarla una grazia, anche se, istintivamente la consideriamo come un impedimento (cfr. FF. 234).
Dobbiamo amare nostro fratello per quello che è, con tutti i suoi difetti e non dobbiamo pretendere che diventi migliore.
Amare una persona che ci costa amare vale di più che stare in un eremo, cioè faccia a faccia con Gesù. In questa sua convinzione, Francesco quasi sfida il ministro, cui rivolge la lettera, dicendogli che nella misura in cui riesce ad amare questo fratello, tanto più si riconosce il suo amore per il Signore e per lo stesso Francesco.
Francesco d’Assisi, sulla scia di Gesù, sottolinea l’importanza del perdono che non deve essere atteso, ma donato al fratello che riteniamo ci abbia offeso. “Tra di voi non sia così”, dice Gesù, sottolineando l’importanza di comportarci in controtendenza al mondo.
Una fraternità che non cresce si deve chiedere: ma l’amore circola tra noi? L’unità è la forza che può cambiare il corso dei secoli. Non andate a dormire, perciò, se non abbiamo rimarginato anche le più piccole divisioni del quotidiano, perché queste sono come il cancro che si insinua nel nostro organismo e, un po’ alla volta, lo uccide.
L’amore per l’altro, per noi, deve essere al di sopra dell’amore per Francesco, come lui stessi ci dice.
Questo sforzo di amare nostro fratello non lo facciamo da soli ma, come ci dice S. Giovanni apostolo nel capitolo XVII, è Gesù stesso che prega per noi e per la nostra umanità.
Amare il fratello è uno sforzo che necessita di allenamento, come un atleta che si prepara per una gara, riuscendo a percorrere distanze sempre maggiori e non come chi, di punto in bianco, pretende di poter correre per un’ora senza fermarsi.

Dalle riflessioni di P. Gianluca Manganelli

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