RITO DI AMMISSIONE A SALZA IRPINA

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Il giorno 29 dicembre 2011, alle ore 17,30, presso la chiesa Madre dei Santi Pietro e Paolo, si è tenuto l’incontro dell’Orine Francescano Secolare di Salza Irpina (AV).
All’incontro hanno preso parte sei consorelle della fraternità e il delegato di Zona.
In questa circostanza, la fraternità locale ha vissuto, con particolare emozione, il Rito di Ammissione di Rossana D’Andrea, celebrato da don Antonio De Feo, parroco di Salza Irpina, al termine della Santa Messa vespertina.
Rossana ha espresso, liberamente, la volontà di fare l’esperienza di Vita Evangelica, secondo l’esempio di Francesco d’Assisi, all’interno dell’Ordine Francescano Secolare di Salza Irpina.
La fraternità locale, a sua volta, si è rallegrata per questo dono che il Signore le ha voluto fare, proprio nel momento in cui sembrava che tutto stesse per arrivare al capolinea.
Dopo circa due anni di sofferenze e delusioni, questo è stato il primo segno del Signore che, ancora una volta, ci dice di avere fiducia in Lui, perché ci ama al punto da dirci che: «quand’anche non rimanessero che tre frati: ebbene, sarà sempre il mio Ordine, e non lo abbandonerò in eterno!» (F.F. 1777).Dopo aver celebrato il Rito dell’Ammissione, la fraternità si è raccolta in preghiera, per meditare sul ruolo del responsabile della fraternità, in preparazione al capitolo elettivo che sarà celebrato il prossimo 5 gennaio.
La riflessione, in particolare, ha rilevato, con l’aiuto del Vangelo, Fonti Francescane, Regola e Costituzioni Ofs, con quale stile il ministro e consigliere deve vivere il suo ruolo di responsabile della fraternità.
Il responsabile, tra le varie qualità, deve avere la consapevolezza di prestare un servizio alla fraternità, per cui deve essere anche disposto a soffrire.
Lo stile del consigliere e del ministro, dunque, deve essere quello del “servo” e non del “padrone”, perché è solo con quest’atteggiamento che può risparmiarsi le delusioni dell’ingratitudine, poiché il servo non avrà fatto altro che il suo dovere.
A chi si aspetta la ricompensa per il proprio lavoro, invece, lo stesso Gesù suggerisce: «… Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare». (Lc 17,10)
Nell’ultima parte della preghiera, la riflessione si è soffermata sulla fiducia in Dio, piuttosto che nei propri mezzi, a dare ancora più forza all’atteggiamento di umiltà del servo.

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