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NON SAPETE INTERPRETARE I SEGNI DEI TEMPI?

Intervento di Michele Antonio Corona all’Assemblea nazionale dell’Ordine Francescano d’Italia che si è tenuta ad Assisi dal 15 al 17 aprile 2016.
Michele CoronaI farisei e i sadducei si avvicinarono a lui per metterlo alla prova e gli chiesero di mostrar loro un segno dal cielo.  Ma egli rispose: «Quando si fa sera, voi dite: “Bel tempo, perché il cielo rosseggia!”  e la mattina dite: “Oggi tempesta, perché il cielo rosseggia cupo!” L’aspetto del cielo lo sapete dunque discernere, e i segni dei tempi non riuscite a discernerli?  Questa generazione malvagia e adultera chiede un segno, e segno non le sarà dato se non quello di Giona». E, lasciatili, se ne andò.” (Matteo 16, 1-5)

In questo brano i sadducei e i farisei mettono alla prova Gesù che apre anche a loro una porta, dà una possibilità di salvezza.
I sadducei e i farisei vogliono capire se Gesù può insegnare loro qualcosa.
La prima tentazione è quella di scaricarci dalle nostre responsabilità, quando c’è qualcuno accreditato che ci dice cosa dobbiamo fare. Farisei e sadducei fanno proprio questo e se Gesù parla sintonizzandosi con il loro pensiero, allora lo ascolteranno. Farisei e sadducei avevano ideologie religiose e politiche diverse tra loro, ma, in questa circostanza, si uniscono per mettere in difficoltà Gesù. Essi si avvicinano, insieme, per valutare il “rabbi”, cioè Gesù. Vogliono far decadere un progetto profetico che, in quanto tale, è lungimirante. Essi chiedono un segno a Gesù, questa è la loro tentazione, un segno che sia eclatante.
Gesù risponde alla provocazione guardando al quotidiano, a ciò che è presente nel nostro mondo. Quando gli chiedono un segno dal cielo, Gesù risponde parlando dei segni dei tempi, parla di una pluralità che è profetica.
I profeti non dicono tutti le stesse cose, anzi a volte si contraddicono: La parola profetica tiene conto dei tempi, quindi quello che vediamo oggi può significare qualcosa, mentre domani, la stessa cosa può significare altro.
Anche Francesco d’Assisi i lebbrosi li ha sempre visti, ma ad certo punto essi diventano per lui un “segno”.
Gesù utilizza dei proverbi comuni per screditare quello che stanno facendo farisei e sadducei, egli propone il criterio della possibilità della continua trasformazione, cioè insegna ad essere duttili al cambiamento dei tempi, superando il: “Si è sempre fatto così”.
La richiesta di farisei e sadducei è: mostraci dei segni; Gesù invece chiede di interpretare i segni dei tempi, chiede pazienza, per qualcosa di prossimo, che sta per accadere e che loro potrebbero non vedere subito. Come il potatore che pota con lungimiranza: anche se sfronda la pianta oggi, lo fa per raccogliere più frutti domani.
Con la potatura le radici rimangono, quindi potare sì, ma non tagliare tutto, perché è importante non tagliare il ceppo, che per noi cattolici è la Chiesa.
Non dobbiamo, però, chiuderci in noi stessi, ma aprirci alle altre realtà della Chiesa, per aiutarla a crescere insieme ad esse. Francesco chiede ai suoi di rimanere nella Chiesa, di ascoltarla, di aiutarla, di essere lievito.
Quali sono i segni che Gesù mostrerà? I segni dei tempi. Quando Gesù appare nel cenacolo, mostra i segni nelle mani e nel costato, quindi i segni delle ferite che si sono trasformate in feritoie di Grazia. I segni dei tempi oggi non sono i nostri successi, ma le nostre ferite, perché attraverso questi segni parla Gesù. Anche quando appare ai discepoli di Emmaus il segno che lo rende riconoscibile è l’interpretazione della scrittura, ma soprattutto quando si “spezza” per noi.
Come Gesù si spezza per noi, così anche nelle fraternità dobbiamo metterci al passo con gli ultimi, non dobbiamo lasciarli indietro, non dobbiamo andare con chi va più veloce. Bisogna imparare a dosare le forze di tutti.
Anche l’ultimo, però deve rispettare il primo e sforzarsi di più, per cogliere lo stimolo di chi lo precede nel cammino di fede.