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3° INCONTRO ZONALE – Invito

«[42] …Per animare cristianamente l’ordine temporale, nel senso di servire la persona e la società, i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla “politica”, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune.
Le accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoismo e di corruzione che non infrequentemente vengono rivolte agli uomini del governo, del parlamento, della classe dominante, del partito politico … non giustificano minimamente … l’assenteismo dei cristiani per la cosa pubblica
». [COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA n°42]

Carissimi Fratelli e Sorelle, a tutti voi il saluto di pace e bene!
Il cammino penitenziale che abbiamo da poco iniziato, ci impone la conversione del cuore che ci fa girare le spalle al peccato e riprendere il nostro viaggio con lo sguardo rivolto, nuovamente, a Dio.La Quaresima è un tempo da dedicare alla preghiera, al digiuno [soprattutto dalle cose superflue della vita], alla riflessione personale; un tempo per collocarci meglio in mezzo agli uomini e davanti a Dio, da cui dipende anche la qualità della convivenza con tutti.
Le parole di Gesù “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15) ci esortano ad uniformare a Cristo il “nostro essere e il nostro operare”, nell’intimità della casa, come nella nostra vita sociale.
Sull’esempio dei primi frati che condussero madonna Povertà su di un colle e mostrandole tutt’intorno alla terra, fin dove giungeva lo sguardo, dissero: “Questo, Signora, è il nostro chiostro …”, anche noi francescani secolari abbiamo l’impegno ad essere presenti «… nel campo della vita pubblica» anche «con iniziative coraggiose» (cfr. CC. GG. Ofs 22).
Nonostante le vicissitudini politiche e sociali degli ultimi tempi, … “il mondo esterno non è una realtà negativa che bisogna fuggire: è il luogo in cui agisce l’onnipotenza di Dio, il luogo in cui Cristo si è fatto uomo” (p. G. Tufano).
Con questo spirito di conversione che richiede un mutamento della nostra vita spirituale e sociale, apprestiamoci a vivere il terzo appuntamento zonale, nel quale si tratterà il tema: “PRESENZA E PARTECIPAZIONE ALLA VITA SOCIALE” che sarà approfondito con le testimonianze di don Vitaliano Della Sala, sacerdote, e Antonio Gengaro, presidente del Consiglio Comunale di Avellino.
L’incontro si terrà sabato 19 marzo 2011, dalle 16,30 alle 18,30, presso la Chiesa Madre, in via Roma, SALZA IRPINA (AV).
L’invito che rivolgo ai ministri, facendo riferimento a quanto detto durante l’incontro dell’Equipe Zonale, è di coinvolgere tutta la fraternità [non una sparuta rappresentanza], perché quest’incontro sia l’occasione di una profonda riflessione, visto l’argomento considerato, e di una festa di Fraternità che apre le porte alla Pasqua.
Mettiamo da parte la stanchezza, le delusioni, la pigrizia e lasciamoci guidare da Cristo che saprà ripagarci della fiducia e dell’impegno.

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Ciro d’Argenio




… E I FRANCESCANI STANNO A GUARDARE!!!

Sul numero n. 12 di Adista-notizie del 19 febbraio 2011 è pubblicato un interessante articolo nel quale sono riportate le voci di protesta di numerosi parroci di fronte allo scempio delle pubbliche istituzioni che sta avvenendo in Italia e al silenzio assordante dei vertici della Chiesa cattolica.
Allego di seguito l’articolo in questione e per brevità rimando i lettori interessati a pezzi simili circolanti in rete in questi giorni; ad esempio, un articolo pubblicato su la Repubblica del 23 febbraio nel quale vengono riportati passi di analogo tenore tratti da giornali diocesani di tutta Italia.
Mi pongo, però, e pongo a voi, alcune domande: in tutto questo i francescani dove sono? L’Ordine dei Frati Minori non dice nulla? E l’OFS d’Italia neanche?
I nostri vertici, ormai si è capito, non ci sollecitano al dialogo, di certe cose si preferisce non parlare; ma possiamo provare a responsabilizzarci da soli…
Pietro

LA CHIESA CHE SOFFRE E LA CHIESA CHE “S’OFFRE”.
ANCORA APPELLI A BAGNASCO DA PARROCI E PRETI

35988. ROMA-ADISTA. Non è solo una questione di scollamento tra “pastori” e popolo di Dio: la novità che il Ruby gate sta portando alla luce è che qualcosa si sta incrinando all’interno dello stesso rapporto tra la gerarchia cattolica ed il clero impegnato nelle diocesi. Si fanno infatti espliciti, tra i preti e i parroci, disagi e dissensi sinora non manifestati pubblicamente, o almeno non in modo così diffuso e con toni così aspri come sta avvenendo nelle ultime settimane. Basta scorrere gli interventi pubblicati sul precedente numero di Adista (v. Adista n. 10/11) o gli interventi che si moltiplicano sulle pagine della stampa cattolica, istituzionale e no.Certo, c’è ancora chi (e non sono pochi), tra i preti come tra i credenti, continua a riconoscersi nel blocco sociale e culturale che sostiene la politica del centrodestra e si identifica nella leadership di Berlusconi. Ma allo stesso tempo si approfondisce il solco che separa i diplomatici silenzi e le misurate parole con cui Vaticano e Cei prendono prudenti distanze da Berlusconi, da quanti, nella base ecclesiale, si dicono scandalizzati tanto dal comportamento del presidente del Consiglio quanto dalla “copertura” (implicita od esplicita) che sinora gli è stata garantita dai vertici della Chiesa. Voci a cui si aggiungono quelle di altri parroci e preti che hanno scritto ad Adista, e che pubblichiamo qui di seguito. (valerio gigante)Don Francesco Pasetto – parroco della chiesa dei ss. Vito e Modesto a Lonnano, Pratovecchio (Ar):
«L’impressione sta diventando sempre più nitida: in Italia i cristiani investiti di qualche potere, ai potenti tutto perdonano mentre ai poveracci niente risparmiano.
Casi Eluana e Welby: onorevoli del partito al governo e monsignori di Santa Romana Chiesa si strappano le vesti a “tutela della persona”. Senza distinguere fra “eutanasia attiva” ed “eutanasia passiva” o “indiretta”, vanno giù impietosamente, parlando di “barbarie”, di “assassinio”, di spregio della vita.
La Curia romana nel 2006 è arrivata a negare le esequie religiose a Piergiorgio Welby; mentre nel luglio 2009, quando l’Agenzia Italiana del Farmaco ha autorizzato l’impiego della pillola RU486, il presidente della Cei si è detto “amareggiato, triste, preoccupato”, condannando l’atto come segno di “deriva” o “crepa della civiltà”. Contemporaneamente, però, di fronte a episodi pubblici di mercificazione della donna, di sfruttamento della prostituzione persino minorile, di orge erotiche organizzate per divertire il capo, di pratica del “fottere senza amore” esaltata come espressione di virilità e di modernità, Sua Eminenza si è mostrato diplomaticamente equilibrato, pacatamente cauto. Già un alto prelato del Vaticano, non Lele Mora, aveva cercato, con una sottile interpretazione della “legge”, il modo per favorire il presidente del Consiglio, sostenendo la possibilità di tenere insieme “comunione con il Corpo di Gesù” e negazione sistematica dell’“agape”.
In questa situazione, per molti cristiani la domanda più urgente e inquietante è divenuta questa: come restituire alla nostra amata Chiesa la forza profetica necessaria a gridare dai tetti con il Battista “Non ti è lecito…!” e, con il Maestro, “Guai a voi ricchi…, guai a voi sazi…, guai a voi che ora ridete…, guai a voi quando tutti parleranno bene di voi…”»?

Don Mario Longo – Parrocchia ss. Trinità, Milano:
«Dobbiamo dire tutto il nostro sdegno e la nostra riprovazione per il signor Berlusconi che, vestendo panni di difensore della fede, della famiglia, della libertà, dell’amore e dei costumi, si dimostra solo un vecchio falso e laido (non laico, laido) che strumentalizza la sua finta e falsa immagine di cattolico con il suo comportamento scandalosamente irrisorio di ogni regola cristiana.
Un persona falsa e starei per dire un fariseo, senza voler insultare i farisei, che dopo aver rovinato per 30 anni con i programmi tutti dedicati “alla famiglia” come il Grande Fratello, Beautiful, domeniche pomeriggio con ballerine seminude, si permette di dire anche lui bestemmie in pubblico, giustificato da alcuni monsignori… questo è troppo, questo è il vero scandalo!
Se se ne sono accorti anche in Vaticano e persino la Cei ha dovuto intervenire, vuol dire che proprio siamo al colmo.
Basta, basta, basta: è ora di smetterla. O forse bisogna tenerlo buono e giustificarlo perché difende i valori cristiani? O perché dà i soldi alle scuole cattoliche o instaura il quoziente famigliare? Basta!».

Lettera firmata – Livorno:
«Non è da ora e solo per i motivi che oggi hanno tanta risonanza sulla cronaca, che personalmente avverto un profondissimo disagio, al limite dell’angoscia, per quanto è sotto gli occhi di tutti: lo scempio che si sta facendo della legalità, delle regole fondamentali del vivere civile e democratico, l’uso sistematico della menzogna, la conseguente manipolazione della verità per difendere e promuovere interessi di parte a svantaggio del bene comune, l’insopportabile deriva del consenso, legittimato non solo dall’ignoranza ma ancor di più da basse sollecitazioni populiste tanto più diffuse quanto più indegne, l’arroganza del potere che di giorno in giorno si riavvolge su se stesso per difendersi e isolarsi dai veri problemi in cui si dibatte la gente, la sfacciataggine di chi tutto si può permettere, anche di non rendere conto delle proprie malefatte… Come prete mi sono domandato tante volte se noi, persone che dovrebbero aver a cuore la vita non solo eterna dei fratelli, facciamo abbastanza per aiutare le persone ad aprire gli occhi in un sussulto di consapevolezza e di assunzione di responsabilità. “Voi siete la luce del mondo”, “voi siete il sale della terra”, ci ricorda il Matteo di questi giorni… Ho l’impressione che la “luce” sia fioca e che il “sale” serva a ben poco, se dopo una quindicina d’anni non siamo riusciti a smascherare certi figuri che ci governano col loro cristianesimo di facciata e a prenderne idealmente e concretamente le distanze al punto da non apparire pericolosamente accondiscendenti o colpevolmente conniventi».

Giovanni Bruno – (prete-operaio in pensione):
«Come tutti sanno, i vertici della Chiesa si sentono impegnati dal Concordato con lo Stato italiano e da ciò derivano privilegi ma anche catene, tra cui la peggiore è la diplomazia.
Chi detiene il potere nella Chiesa ha la libertà di dettare regole sulla moralità pubblica, ma non potrà mai come Giovanni Battista dire al capo di turno: “non ti è lecito stare con una donna che non è tua”. Giovanni Battista ha perso la vita per il suo coraggio; i vertici della Chiesa non possono mettere a rischio la struttura e la vita della Chiesa».

Don Giorgio De Capitani – Parrocchia S. Ambrogio in Monte di Rovagnate (Lc):
«Adesso tutti fanno finta di scandalizzarsi, a iniziare dai nostri media cattolici, per salvarsi la faccia. C’è da piangere nel vedere quanto le nostre comunità cristiane siano sull’altra sponda. Io non credo più in una riscossa popolare, men che meno in un atto d’orgoglio del popolo di Dio. L’unica via possibile qui in Italia è quella scelta dagli egiziani che sono passati alle vie di fatto».

Don Antonio Di Lalla – parroco di Bonefro (Cb):
«La Chiesa istituzionale italiana ha un atteggiamento del tutto simile al ranocchio. Se questo infatti viene calato in una bacinella di acqua calda immediatamente schizza fuori, se invece si trova in un contenitore di acqua fredda e sotto viene acceso un fuoco lento vi resta fino a lasciarsi bollire senza nessuna reazione. C’è sempre un mons. Fisichella pronto a contestualizzare qualsiasi “porcata”, dalla vergognosa legge elettorale alle depravate nottate del premier, dal Pacchetto Sicurezza alla morte atroce, o meglio all’assassinio programmato, dei bambini rom: gli euro elargiti dal governo hanno lessato le coscienze ecclesiastiche, per fortuna non ancora quelle ecclesiali. Perciò protesto».

Don Carmine Miccoli – coordinatore regionale Pastorale Sociale e del Lavoro Abruzzo-Molise, Lanciano (Ch):
«Per ministero, mi capita spesso di muovermi per questo Paese e di stare in contatto con molte persone, spesso dichiaratamente “lontane” dalla Chiesa; la domanda che più spesso ho ascoltato, in qualche momento di confidenza, durante queste ultime settimane, è: “Perché la Chiesa non dice nulla sul presidente del Consiglio e sul suo governo?”. A tutti/e ho risposto, in maniera spesso imbarazzata, ma con tutta la sincerità che potevo, che se la Chiesa dovesse “rompere” in maniera forte e netta con l’attuale governo e col suo “padrone”, dovrebbe riconoscere un ventennio (almeno!) di silenzi, ambiguità e compromissioni; una cosa del genere “costerebbe” alla Cei non solo in termini politici e, ahimè, economici, ma soprattutto in quanto a credibilità del suo magistero e della sua presenza ecclesiale e civile. Ecco, questo è quanto rispondo agli altri: ma io, per primo, non mi accontento più di queste parole. Fino a quando resteremo, noi credenti, a discutere tra noi, a parlare senza ascoltarci, e non inizieremo a “rompere” il silenzio e le complicità che ci hanno fatto diventare tutt’uno con quanto di peggio quest’Italia esprime? Abbiamo poco tempo, prima di essere cancellati dalla storia e condannati da tutti quegli uomini e quelle donne che attendevano da noi la Parola del Vangelo e hanno ricevuto parole fumose e silenzi omertosi».

Don Giorgio Morlin – parroco a Mogliano Veneto (Tv):
«La situazione è talmente patologica e degenerata che, da un punto di vista soprattutto etico, i danni sono ormai irreversibili. E la Chiesa italiana in tutti questi anni cosa ha fatto? È stata alla finestra a guardare silenziosa il lento ma inarrestabile dissolvimento morale del tessuto civile che fino a qualche anno fa teneva coesi gli italiani attorno ad un nucleo portante di valori condivisi. E quando la magistratura italiana fa il suo dovere istituzionale nell’indagare puntualmente i reati emersi dalle intercettazioni, cosa dice la Cei? Sostanzialmente che il comportamento del premier è certamente scorretto, ma l’accanimento dei giudici è esagerato! Tipico linguaggio ecclesiastico, politico e cerchiobottista, più attento alla diplomazia interessata che alla profezia evangelica del Battista, il quale rivolgendosi coraggiosamente ad Erode, un potente dell’epoca, corrotto e corruttore, senza tanti giri di parole dice con forza: “Non licet!”».

Don Gianfranco Formenton – parroco a Sellano (Pg):
«Grazie card. Bagnasco per avere avuto il coraggio di avere pronunciato due parole magiche: “Disastro antropologico”. Perché è questo che avviene da vent’anni. La devastazione sistematica di una visione dell’uomo a mezzo di televisione e di prassi politica. Il “Disastro antropologico” è ciò che già tanti educatori hanno individuato da tanti anni in certi meccanismi mediatici che hanno devastato le menti e le coscienze dei nostri ragazzi che leggono negli atteggiamenti e nei comportamenti dei nostri politici una legittimazione di comportamenti che a loro sono negati con il voto di condotta. Peccato che non ci sia il coraggio, nella Chiesa Italiana, di chiedere perdono per avere “fornicato” con tali personaggi per ottenere regalie e vantaggi economici che dubito giovino alla libertà evangelica».

Don Maurizio Mazzetto – parroco a Rovegliana (Vi):
«Ho messo nel Foglio parrocchiale quindicinale di domenica 23 gennaio 2011 questa frase, tratta nientemeno che dal Mein Kampf di Adolf Hitler: “La massa ama chi più la domina”: … chi vorrà capire, capirà; ma penso sia questo ciò di cui dobbiamo preoccuparci .
Mentre sul Foglio parrocchiale successivo ho messo questo pensiero della Parola di Dio: “Felice l’uomo che ha posto nel Signore la sua fiducia, e non si è volto verso presunte potenze, né verso i fautori di menzogna” (Salmo 40,5)».

Don Luciano Scaccaglia – parroco di S. Cristina, Parma:
«“Il Paese chiede misura, sobrietà e disciplina. Ci sono troppe ‘fragilità’ etiche, politiche ed economiche. C’è un evidente disagio morale”. Così il presidente della Cei, card. Bagnasco. Tutto vero, però avremmo desiderato più coraggio, “il coraggio di andare fino in fondo nel combattere i mali evocati” (Vito Mancuso). Non è preciso affermare: il capo del governo ha torto, ma i magistrati non hanno ragione, esasperano. Occorre meno diplomazia e più profezia… meno parole pesate e bilanciate».




IL LAVORO, SERVIZIO A DIO E AL PROSSIMO. 2° incontro della Zona di Avellino

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Nel pomeriggio di sabato 22 gennaio, nella sede della Fraternità Ofs di Avellino – Roseto – si è svolto il 2° incontro zonale dell’Ordine Francescano Secolare della Zona Interdiocesana di Avellino, a cui hanno preso parte [nonostante le condizioni meteorologiche proibitive a causa della neve] le fraternità di: Avellino [Roseto], Avellino [Cuore Immacolato], Atripalda, Serino, Lioni e Mercogliano, per un totale di 50 partecipanti.
Sono intervenuti, inoltre, gli assistenti delle fraternità di Avellino [Roseto] e Lioni e il Delegato di Macro Zona, Domenico Fiore.
In quest’appuntamento ci è stata offerta la possibilità di approfondire un tema attinente ad uno degli ambiti principali in cui siamo chiamati a testimoniare Cristo: nel compimento del nostro lavoro quotidiano che “è non solo mezzo di sostentamento, ma anche occasione di servizio a dio e al prossimo e via per sviluppare la propria personalità, tenendo conto che, per S. Francesco, il lavoro è dono e lavorare è grazia … e lo svago e la ricreazione sono necessari allo sviluppo della persona” (Cfr. CC.GG. 211-2).
Lo sviluppo del tema “Il lavoro, servizio a Dio e al prossimo” è stato affidato a Battistina Costigliola, della fraternità Ofs di Pozzuoli.
Battistina ha messo in rilievo che il tema del lavoro, attualissimo nella contingente situazione economica e sociale, non solo è contenuto nell’art.1 della Costituzione della Repubblica Italiana (“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”) e nell’art.4 (“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo tale diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società
”), ma appartiene anche alle divulgazioni del Magistero della Chiesa, a partire dalla “Rerum novarum”, di Leone XIII, alla “Gaudium et spes”, costituzione pastorale del Concilio Vaticano II, alla “Laborem exercens”, di Giovanni Paolo II.
In particolare, Battistina si è soffermata sugli artt. 67 – 72 della G. S.: “Con il lavoro l’uomo comunica con gli altri e rende servizio agli uomini, collabora con la propria attività al completamento della divina creazione … Offrendo a Dio il proprio lavoro si associa all’opera stessa redentiva di Cristo (Reg.16), il quale ha conferito al lavoro un’elevatissima dignità, lavorando con le proprie mani a Nazareth … I cristiani, che hanno parte attiva nello sviluppo economico – sociale contemporaneo e propugnano la giustizia e la carità …, acquisite la competenza e la professionalità indispensabili, rimangano fedeli a Cristo e al suo Vangelo, cosicché tutta la loro vita individuale e sociale sia compenetrata dallo spirito delle Beatitudini, specialmente dello spirito di povertà”.
Il lavoro è grazia: in esso manifestiamo e valorizziamo i doni ricevuti dal Signore, accolti in letizia e vissuti con riconoscenza a servizio della comunità. Nello spirito delle Beatitudini, siamo chiamati ad essere testimoni di Cristo e interpreti del nostro tempo, costruendone la storia, con intenti di pacificazione.
A conclusione dell’incontro, alcuni fratelli e sorelle sono intervenuti, in relazione alle proprie esperienze lavorative; poi la preghiera finale, affinché possiamo, anche attraverso il lavoro, comunicare agli uomini il Risorto e seminare speranza, perché la speranza ha il volto di Cristo risorto, è l’esperienza sconvolgente di trasfigurazione che la risurrezione di Gesù ha seminato nel grembo della storia.

Maria Pia De Matteis De Rogatis

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1° Incontro Zonale 2010/2011

Finalmente, siamo pronti a prendere il largo!
Sabato 6 novembre 2010, presso il convento S. Francesco a Folloni [Montella], la Fraternità Ofs, Gifra e Araldini della Zona interdiocesana di Avellino, inizierà il nuovo cammino di formazione che svilupperà il tema dell’impegno, conferitoci da Cristo, ad essere “sale” e “luce” del mondo.
In questo primo appuntamento approfondiremo, grazie alla collaborazione di due coppie impegnate nella “pastorale per le famiglie” della diocesi di Avellino, il tema della famiglia come “primo spazio per l’impegno sociale”.
Leggi la circolare, per ulteriori informazioni.

E’ disponibile, inoltre, il calendario delle attività dell’Ordine Francescano Secolare della Campania, su cui sono riportati anche gli appuntamenti Nazionale e, in particolare, quelli che riguardano la nostra Zona.
Consultatelo, per poter programmare, senza sovrapposizioni, le attività delle vostre fraternità locali.




Rassegna Stampa del 06/10/2010

San Francesco che contestatore” –  “Avvenire” del 30 settembre 2010