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S. BERNARDINO DA SIENA AD AVELLINO

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Domenica 18 marzo, alle ore 16.30 sono giunte in Avellino, nel piazzale del convento dei Frati Minori Cappuccini, S. Maria delle Grazie, le spoglie di S. Bernardino da Siena, in occasione delle celebrazioni del primo centenario della fondazione della Provincia dei Frati Minori del Sannio e dell’Irpinia.
Alla’arrivo delle spoglie folta è stata la presenza della comunità, tra cui spiccavano la Gi.Fra. e le fraternità Ofs accorse da varie località della provincia.
Erano presenti, in particolare, S.E. Mons. Francesco Marino, Vescovo della diocesi di Avellino, il Padre Provinciale dei Frati Minori del Sannio e dell’Irpinia, Fr. Sabino Iannuzzi, il Provinciale dei Frati Minori dell’Abruzzo, Fr. Carlo Serri e il Sindaco di Avellino, Giuseppe Galasso.Dopo il saluto delle autorità, le spoglie sono state accompagnate, in processione, alla chiesa del Cuore Immacolato di Maria, dove saranno custodite fino al giorno 20, per poi iniziare una peregrinatio che toccherà tutti i conventi dell’Irpinia e del Sannio, per un periodo di 50 giorni.
A conclusione della processione è stata celebrata l’Eucaristia da S.E. Mons. Francesco Marino che ha posto l’accento sulla figura di S. Bernardino, come colui che si è prodigato per un ritorno alle origini del messaggio di Francesco che, al suo tempo, si era un po’ sbiadito.
Fu, così,uno dei principali protagonisti dell’Ordine dell’Osservanza che diede nuovo vigore alla spiritualità francescana.
Mons. Marino ha messo in risalto anche il ruolo di riconciliatore di S. Bernardino, in tutte quelle situazioni, politiche soprattutto, dove lo scontro tra fazioni (guelfi contro ghibellini, comuni contro comuni, ecc.) era un aspetto che caratterizzava il suo tempo.
Alla conclusione della Celebrazione, Fr. Sabino Iannuzzi ha consegnato al Sindaco di Avellino, una riproduzione del trigramma, ideato da S. Bernardino, rappresentante il culto al Santissimo Nome di Gesù.
Le spoglie saranno conservate nella Chiesa del Cuore Immacolato di Maria, fino a martedì 20, quando, nel pomeriggio, saranno trasferite al convento di Atripalda.

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SOLENNITÀ DI S. CHIARA 2011

Carissimi,
nel cuore dell’estate ritorna la solennità della nostra Madre santa Chiara, che costituisce sempre un momento di grazia, per chi desidera fare con noi l’itinerario del novenario, sempre ricco di spunti per il proprio cammino spirituale.
Quest’anno la provvidenza ci fa vivere questo novenario nel cuore degli 800 anni dalla fondazione del nostro Ordine e nell’evento è implicita una particolare grazia, che è quella dell’indulgenza plenaria per tutta la durata del Centenario (11 agosto 2012).
In allegato [cliccare sull’immagine] troverete tutto il programma del novenario e, nell’attesa di poter condividere con voi la grazia che Dio ci dona, vi auguriamo che il Signore vi dia pace.
Le sorelle Clarisse di S. Lucia di Serino




CINEMA E RISORGIMENTO

Le proposte del Cinecircolo RiCreaAzione per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia.

1860 – I Mille di Garibaldi di Alessandro Blasetti 1934 Siamo nella Sicilia dei Borboni, all’indomani della rivolta di Palermo soffocata nel sangue dei giustiziati della Gancia. Francesco II di Borbone e Sofia di Baviera, regnanti delle Due Sicilie, oppongono al crescente odio del popolo reggimenti mercenari stranieri. In una gola montana alcuni picciotti siciliani si nascondono. A uno di loro, Carmeliddu, viene affidata una delicata missione: avvisare i patrioti genovesi che i picciotti siciliani sono pronti in attesa di Garibaldi. Carmeliddu deve lasciare la donna che ama Gesuzza e partire. Dopo una difficile traversata verso Civitavecchia e quindi Genova durante la quale Carmeliddu ha modo di conoscere le diverse posizioni degli italiani, arrivato a Genova dopo un momento di incertezza viene a sapere che Garibaldi parte alla volta di Sicilia dove si scontrerà con le truppe borboniche a Calatafimi.
Piccolo mondo antico di Mario Soldati 1941
Nella prima metà del secolo XIX in alta Italia il giovane rampollo di una nobile famiglia sposa, contro il volere della dispotica ava, la nipote di un modesto impiegato. La vita dei due coniugi è amareggiata dalla ostilità della nobile e arcigna signora la quale, non contenta di aver cacciato di casa suo nipote e di averlo diseredato, fa destituire dal Governo Austriaco il sostenitore della famigliola, che è appunto il modesto impiegato statale. Intanto il giovane sposo si associa ai movimenti rivoluzionari che serpeggiavano in Italia. Durante una sua assenza la bimbetta che è venuta ad allietare il matrimonio, per una fatale imprudenza, perde la vita. La mamma si chiude in un dolore senza speranza. Soltanto quando il marito parte volontario per la guerra di Crimea, ritrova una ragione per ritornare ai suoi doveri di moglie. La arcigna vecchia, che è stata sconvolta dalla morte della bimba, si decide a riconoscere i propri torti e restituisce al nipote il patrimonio estortogli.

Un garibaldino in convento di Vittorio De Sica 1942
Agli albori del Risorgimento, un giovane garibaldino, ferito durante uno scontro con alcuni gendarmi, si rifugia in un collegio femminile, dove viene assistito da due allieve, Mariella e Caterinetta. La seconda apprende con stupore che il giovane è il fidanzato della compagna. Vittorio De Sica, alla sua quarta regia, si conferma estremamente abile nel dirigere gli attori e nel conferire al film un tono leggero e disincantato. All’epoca era difficile, comunque, intuire la sua imminente svolta neorealista.

Il brigante di Tacca del lupo di Pietro Germi  1952
1863: i bersaglieri del capitano Giordani devono liberare una zona della Lucania dai briganti di Raffa Raffa, fedeli ai Borboni. Il capitano è per i metodi spicci, il commissario Siceli predilige l’astuzia. Da un racconto di Riccardo Bacchelli, sceneggiato dal regista con F. Fellini, T. Pinelli e F. Tozzi. Moralista influenzato da Ford, Germi ha fatto un western militare di robusto impianto narrativo dove Nazzari campeggia come il monumento di sé stesso. La contrapposizione complementare tra A. Nazzari/soldato blu nordista e il commissario sudista e volpone è da sola una piccola lezione di storia.

Senso di Luchino Visconti 1954
Da un racconto (1883) di Camillo Boito: sullo sfondo della guerra italo-austriaca del 1866 una contessa veneta tradisce, per amore di un vile ufficiale austriaco, la causa della liberazione nazionale. Uno dei capolavori di L. Visconti che vi riesce a conciliare visione critica della storia e gusto del melodramma, passione estetica e chiarezza razionale, Verdi e Bruckner, innata vocazione decadentistica e ideali progressisti. Al di là di alcune forzature ideologiche e psicologiche, scandito da un’ammirevole coesione cromatica e scenografica (fotografia di G.R. Aldo, che morì durante le riprese e vinse un Nastro d’argento postumo, e R. Krasker), è un dramma di lussuria e di morte che si sviluppa con l’implacabile necessità di una tragedia romantica che trova nell’epilogo l’impietosa sconfessione del proprio romanticismo.

La grande guerra di Mario Monicelli 1959
Durante la Prima Guerra mondiale vengono arruolati due soldati, Oreste Jacovacci, romano pigro e truffatore, e Giovanni Busacca, un “lumbard” ante litteram, ladro e fanfarone. Strana coppia di amici-nemici, i due vigliacchissimi soldati al fronte, nella terribile realtà delle trincee, tra morte, prostitute e aneddoti grotteschi si adoperano come possono per cercare di salvare la pelle.

Viva L’Italia di Roberto Rossellini 1960
La spedizione dei Mille del 1860 guidata da Garibaldi, dallo scoglio di Quarto (5 maggio), sino all’incontro di Teano (26 ottobre) con re Vittorio Emanuele II. Pur con alti e bassi di stile e di tono, nonostante i compromessi storico-ideologici di sceneggiatura, il film raggiunge i suoi scopi: togliere l’epopea garibaldina dal mito e dall’oleografia (con un Garibaldi miope e reumatico, ridotto alla sua misura domestica: Ricci con la voce di Emilio Cigoli) e dare alla rievocazione storica la spoglia concretezza di una cronaca. Il tono cresce nell’ultima parte col mirabile inciso alla corte di Napoli, l’incontro di Teano, la partenza per Caprera: momenti in cui verità storica e umana coincidono in poesia.

Il Gattopardo Luchino Visconti 1963
Dal romanzo postumo (1958) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: mentre nel 1860 Garibaldi e le sue camicie rosse avanzano in Sicilia, Tancredi, nipote del principe don Fabrizio di Salina, si arruola volontario e si fidanza, col consenso dello zio, con Angelica, figlia di un nuovo ricco. Dopo essere andato, come tutti gli anni, nella sua villa di campagna a Donnafugata, il principe dà un ballo nel suo palazzo di Palermo dove l’aristocrazia festeggia la scongiurata rivoluzione. Splendida e fastosa illustrazione del passaggio della Sicilia dai Borboni ai sabaudi e della conciliazione tra due mondi affinché “tutto cambi perché nulla cambi”, è un film sostenuto dalla pietà per un passato irripetibile che ha il suo culmine nel ballo, lunga sequenza che richiese 36 giorni di riprese.

Bronte: Cronaca di un massacro. Florestano Vancini del 1972
Sicilia, 1860. Mentre, in attesa di Garibaldi, l’avvocato liberale Nicola Lombardo progetta una riforma agraria, scoppia a Bronte (Catania) una violenta rivolta popolare. Il generale Nino Bixio fa arrestare 150 rivoltosi e, per dare l’esempio, fa fucilare i 5 maggiori indiziati. Ispirato a Libertà, novella poco nota di G. Verga, basato su documenti d’epoca, scritto con N. Badalucco, F. Carpi e Leonardo Sciascia. F. Vancini affronta l’argomento con serietà e impegno, espone i fatti con secca, implacabile precisione e raggiunge in alcuni momenti un dolente afflato epico. Lucida lezione di controinformazione storica, duramente attaccato da destra (“parlava male di Garibaldi”), ma anche da sinistra perché troppo riformista (?), suscitò un ampio dibattito tra storici, intellettuali, politici. Girato nell’estate 1970 in Iugoslavia e prodotto anche dalla RAI in un’edizione televisiva di 3 puntate (165´), mai messa in onda. Distribuito in una versione filmica di 110´ cui seguì nel 2001 quella di 126´ restaurata.

In nome del Papa re di Luigi Magni 1977
Una contessa, madre di un rivoluzionario accusato con due amici di aver compiuto un attentato in una caserma, si rivolge a un giudice della Sacra Consulta perché la aiuti, ma il Monsignore scopre di essere il padre dell’arrestato. Una parte di verità storica c’è, la fantasia e la bravura di Manfredi hanno fatto il resto e il sodalizio Magni-Manfredi ha funzionato ancora.

L’eroe dei due mondi di Guido Manuli (film di animazione)1995
Una tempesta fa naufragare in una caletta di un’isola Piccolo, il figlio del comandante di un battello da pesca, ed il cagnolino Spazzola. Deciso a ritrovare il padre e i due fratelli maggiori, sicuro com’è che venti e mare li abbiano fatti naufragare sulle stesse coste, Piccolo incontra un uomo di età molto avanzata il quale indossa un poncho e un grande cappello di paglia. L’isola è quella di Caprera e il vegliardo, che vive in solitudine attorniato da quattro animali (il cavallo Quarto, il gattone Radetzky, la bizzosa capra Caprera e Piemonte, un pappagallo brasiliano), racconta di aver conosciuto Garibaldi. Nelle 24 ore necessarie per ritrovare i suoi cari, il bambino ascolta le parole semplici del vegliardo, che per lui riepiloga le vicende della storia d’Italia, contesa fra le grandi Potenze Europee. Poi le avventure del giovane eroe nato a Nizza quando andò in Brasile; la conoscenza di Anita, in seguito divenuta sua sposa; il trasferimento dei due in continente al momento delle vicissitudini della neonata Repubblica Romana; la morte di Anita nelle paludi di Ravenna; la spedizione dei mille garibaldini in Sicilia e, infine, i precedenti, gli Uomini e gli eventi dell’Italia e dell’unità del paese. L’ingenuo, ma attento Piccolo apprende infine stupito dal padre, ritrovato con i fratelli in salvo sulle coste dell’isola, che il vecchio ed amabile narratore è proprio Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei Due Mondi, che saluta i suoi ospiti in partenza, restando solo con gli amici animali a vegliare sulla Patria al di là del mare.

I Viceré di Roberto Faenza del 2007
Il racconto inizia a metà Ottocento, nel corso degli ultimi anni della dominazione borbonica in Sicilia, alla vigilia della nascita dello stato italiano. Protagonista è la famiglia Uzeda, discendente dei Viceré di Spagna. Attraverso gli occhi di un ragazzino, Consalvo, l’ultimo erede degli Uzeda, si svelano i misteri, gli intrighi, le complesse personalità degli appartenenti alla famiglia, tutti dominati da grandi ossessioni e passioni. In lotta l’uno con l’altro, gli Uzeda si combattono per l’eredità della principessa Teresa e per i desideri contrastanti di ognuno.
Consalvo cresce così in una famiglia in perpetua guerra. E’ confortato nei suoi primi anni dall’amore della madre, condannata a morte prematura, e dall’affetto della sorellina, complice di ogni ventura. Ma si trova in conflitto, sin da bambino, con un padre superstizioso e tirannico, il principe Giacomo, più interessato al patrimonio di famiglia che all’amore per i propri cari, pronto a lasciar morire la moglie e a risposarsi poco dopo con una cugina.

Noi credevamo di Mario Martone del 2010
Tre ragazzi del sud (Domenico, Angelo e Salvatore) reagiscono alla pesante repressione borbonica     dei moti del 1828 che ha coinvolto le loro famiglie affiliandosi alla Giovane Italia.
Attraverso quattro episodi che li vedono a vario titolo coinvolti vengono ripercorse alcune vicende del processo che ha portato all’Unità d’Italia.
A partire dall’arrivo nel circolo di Cristina Belgioioso a Parigi e al fallimento del tentativo di uccidere Carlo Alberto nonché all’insuccesso dei moti savoiardi del 1834.
Questi eventi porteranno i tre a dividersi. Angelo e Domenico, di origine nobiliare, sceglieranno un percorso diverso da quello di Salvatore, popolano che verrà addirittura accusato da Angelo (ormai votato all’azione violenta ed esemplare) di essere un traditore della causa. Sarà con lo sguardo di Domenico che osserveremo gli esiti di quel processo storico che chiamiamo Risorgimento.