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VENGA IL TUO REGNO. SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ

padre-nostroDal trattato «Sul Padre nostro» di san Cipriano, vescovo e martire
(Nn. 13-15; CSEL 3, 275-278)
Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà

«Venga il tuo regno». Domandiamo che venga a noi il regno di Dio, così come chiediamo che sia santificato in noi il suo nome. Ma ci può essere un tempo in cui Dio non regna? O quando presso di lui può cominciare ciò che sempre fu e mai cessò di esistere? Non è questo che noi chiediamo, ma piuttosto che venga il nostro regno, quello che Dio ci ha promesso, e che ci è stato acquistato dal sangue e dalla passione di Cristo, perché noi, che prima siamo stati schiavi del mondo, possiamo in seguito regnare sotto la signoria di Cristo. Così egli stesso promette, dicendo: «Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25, 34).
In verità, fratelli carissimi, lo stesso Cristo può essere il regno di Dio di cui ogni giorno chiediamo la venuta, di cui desideriamo vedere, al più presto, l’arrivo per noi. Egli infatti è la risurrezione, poiché in lui risorgiamo. Per questo egli può essere inteso come il regno di Dio, giacché in lui regneremo. Giustamente dunque chiediamo il regno di Dio, cioè il regno celeste, poiché vi è anche un regno terrestre. Ma chi ha ormai rinunziato al mondo del male, è superiore tanto ai suoi onori quanto al suo regno.
Proseguendo nella preghiera diciamo: «Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra», non tanto perché faccia Dio ciò che vuole, ma perché possiamo fare noi ciò che Dio vuole. Infatti chi è capace di impedire a Dio di fare ciò che vuole? Siamo noi invece che non facciamo ciò che Dio vuole, perché contro di noi si alza il diavolo ad impedirci di orientare il nostro cuore e le nostre azioni secondo il volere divino. Per questo preghiamo e chiediamo che si faccia in noi la volontà di Dio. E perché questa si faccia in noi abbiamo bisogno della volontà di Dio, cioè della sua potenza e protezione, poiché nessuno è forte per le proprie forze, ma lo diviene per la benevolenza e la misericordia di Dio. Infine anche il Signore, mostrando che anche in lui c’era la debolezza propria dell’uomo, disse: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice!» (Mt 26, 39). E offrendo l’esempio ai suoi discepoli perché non facessero la volontà loro, ma quella di Dio, aggiunse: «Però non come voglio io, ma come vuoi tu».
La volontà di Dio dunque è quella che Cristo ha eseguito e ha insegnato. È umiltà nella conversazione, fermezza nella fede, discrezione nelle parole, nelle azioni giustizia, nelle opere misericordia, nei costumi severità. Volontà di Dio è non fare dei torti e tollerare il torto subito, mantenere la pace con i fratelli, amare Dio con tutto il cuore, amarlo in quanto è Padre, temerlo in quanto è Dio, nulla assolutamente anteporre a Cristo, poiché neppure lui ha preferito qualcosa a noi. Volontà di Dio è stare inseparabilmente uniti al suo amore, rimanere accanto alla sua croce con coraggio e forza, dargli ferma testimonianza quando è in discussione il suo nome e il suo onore, mostrare sicurezza della buona causa, quando ci battiamo per lui, accettare con lieto animo la morte quando essa verrà per portarci al premio.
Questo significa voler essere coeredi di Cristo, questo è fare il comando di Dio, questo è adempiere la volontà del Padre.

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CREDO IN UN SOLO SIGNORE GESÙ CRISTO …

Credo in un solo Signore Gesù Cristo … Questa parte del “Credo” raccoglie i più grandi temi della nostra Fede:

  1. I titoli di Gesù;
  2. Il rapporto tra Gesù e il Padre;
  3. Il rapporto tra Gesù e la sua umanità;
  4. La coscienza di Gesù.

I TITOLI DI GESÙ

Ci sono tre titoli importanti che riguardano Gesù:

a)    CRISTO. Cristo è la trascrizione italiana della parola greca Christòs che traduceva la parola ebraica Mashìah, da cui la parola italiana messia. Entrambe le parole significano «Unto». Presso gli ebrei si ungeva con olio qualcuno che si voleva consacrare a Dio (Gn 28,18). La persona sul cui capo era versato olio profumato era considerata come rappresentante di Dio, quindi l’“unto” era il “rappresentante di Dio”. Cristo è unto dal Signore che lo consacra; questo è il più importante titolo di Gesù.

b)    SIGNORE. Il Signore è chi vince la morte. Quando gli Apostoli scrivono i Vangeli, i fatti sono già avvenuti, perciò lo chiamano Signore anche prima di raccontare la Resurrezione di Gesù. Il nome di Dio, nell’Antico Testamento, non era pronunciabile – YHWH – perciò era indicato col nome di “Signore”. Il primo credo che troviamo nella Scrittura è: “Gesù Cristo è il Signore”.

IL RAPPORTO TRA GESÙ E IL PADRE

Che rapporto c’è tra il Padre e il Figlio? A questa domanda tanti hanno cercato di dare una risposta. Vuol dire che c’è un Dio più grande e uno più piccolo? Quando diciamo “generato non creato”, affermiamo che nel rapporto tra Padre e Figlio non c’è subordinazione, ma si trovano sullo stesso livello; il primo Concilio di Costantinopoli (381) parla di stessa sostanza Se Dio è Amore, ha bisogno di qualcuno con cui relazionarsi e costui è l’immagine di se stesso.

IL RAPPORTO TRA GESÙ E LA SUA UMANITÀ

Con l’incarnazione del Cristo, Dio vuole partecipare la sua materia divina alla nostra natura umana, ma che rapporto c’è tra l’umanità e la divinità di Gesù?

Siamo tentati di pensare che Gesù fosse talmente tanto Dio da schiacciare la sua umanità. Come uomo, invece, Gesù ha avuto tutte le nostre fragilità. Ha lavorato con le mani di uomo e ha pensato con la testa di uomo.

L’incarnazione è il primo atto d’amore di Dio che aveva il fine di indicarci la strada per diventare come Lui. Gesù, infatti, ci dice di essere la via per arrivare alla perfezione umana che abbiamo perso col peccato originale e la strada che ci propone è proprio quella della sua umanità.

Il Concilio di Calcedonia (451) afferma che Gesù è vero Dio e vero uomo evidenziando che la Sua umanità e la Sua divinità non si mescolano.

Qualcuno degli antichi Padri affermava che Maria fosse la madre dell’uomo – Gesù e basta. Invece Maria è Madre dell’uomo – Dio di quest’unione umana – divina. Maria tesse la carne all’uomo – Dio e non solo all’uomo o solo a Dio.

Nel grembo di Maria avviene una nuova creazione; lì, dal nulla, Dio crea la carne umana dell’uomo – Dio del Figlio di Dio. Questa carne è plasmata nel grembo di Maria già come uomo – Dio e non è uomo su cui si innesta, poi, la divinità.

LA COSCIENZA DI GESÙ

Gesù cresce in età, sapienza e grazia (Lc 2, 51-52). Lui già da bambino intuisce di avere un rapporto speciale con il Padre. A dodici anni, nel tempio di Gerusalemme, Gesù dice a Maria e Giuseppe “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? (Lc 2,49)

Questo doveva suonare come una bestemmia per gli ebrei; nemmeno Maria comprende quelle parole, però le conserva dentro di sé.

Gesù inizia la sua missione a trent’anni. Fino a quell’età vive nella sua famiglia e da essa impara tutto ciò che utilizzerà nei suoi insegnamenti. Non ha iniziato prima la sua missione, perché non aveva ancora raggiunto la pienezza della maturità umana. Col crescere, Gesù comprendeva sempre più di essere il prediletto del Padre e questa sensazione gli è ratificata nel giorno del suo Battesimo. Da quel momento Gesù cambia completamente il suo modo di essere; parla con autorità e si scontra col modo di vivere la fede nel suo tempo.

Il Padre era sempre con lui, soprattutto nella preghiera, in particolar modo in quella del Getsemani.

Che volontà aveva Gesù: umana o divina?

Gesù ha una volontà divina che cresce sempre più in Lui, ma ha anche una volontà umana che è libera e che si è donata: la volontà umana segue liberamente quella divina. È bello pensare che Gesù abbia scelto, liberamente, di fare la volontà del Padre: “Padre, se possibile, allontana da me questo calice …” (Mt 26,39).  

dall’incontro di formazione di p. Gianluca Manganelli
con la Fraternità Ofs di Avellino – Roseto

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L’ETICA DEL VERO CRISTIANO

«Vittime» della società non sono solo quelle volute dai poteri perversi, e sono tante, ma ben più numerose sono quelle che io chiamerei le «vittime originarie», quegli esseri umani che nascono per venire protetti ed educati nel cammino della vita e della salvezza, e invece si sentono abbandonati. Sono i «poveri credenti» e tutti gli uomini sono poveri credenti, che cercano ancora con ardore la Chiesa del Vangelo di Gesù.
Nella società attuale si è introdotta una forma di imbonimento, malsano e gratificatorio, che intontisce e soprattutto lusinga le persone: una corruzione a tutti i livelli della vita economica, civile, politica, ma anche culturale e religiosa. Una diffusa mafiosità dei comportamenti, che sembra ormai una conquista di civiltà del nostro tempo. Il «tutto è lecito» è il valore d´oggi, gloria della coscienza umana, finalmente autonoma e libera. Il tragico è che questa vita senza morale rende «interrotti i sentieri» dei giovani, frantumando gli orizzonti e i destini della loro vita. Il potere esplosivo e rigeneratore della società è la Chiesa di Cristo. La Chiesa può essere non accettata dalla società. Ma essa, per mandato di Cristo, a costo di qualsiasi persecuzione, si trova sempre in mezzo agli uomini. Che dire allora di una Chiesa che tace e talora si compiace del qualunquismo imperante? La volontà del Padre è diversa da quella del capriccio umano. E se la Chiesa compie certi gesti di incontinenza, Dio si scandalizza di essa. Come è possibile che uomini di Chiesa «importanti» facciano la barzelletta del peccato? Si può «contestualizzare la bestemmia», «la trasgressione pubblica della pratica sacramentale» perché al capo si devono concedere tutte le licenze?
Noi rimaniamo nello sgomento più doloroso vedendo i gesti farisaici delle autorità civili e religiose, che riescono ad approdare a tutti i giochi del male, dichiarando di usare una pratica delle virtù più moderna e liberatoria. È del tutto sconveniente, poi, che per comperare i favori di un gruppo politico, di professione pagano, si dica che esso è portatore genuino di valori cristiani, come è avvenuto per la Lega. La Chiesa non reca salvezza se rimane collegata agli interessi di classe, di razza e di Stato. Non porta salvezza se è complice dell´ingiustizia e della violenza istituzionali. La Chiesa non può rimanere in rapporto con i poteri oppressivi, col rischio di diventare egoista e indifferente, priva di amore e vergognosamente timorosa.
Noi cerchiamo la Chiesa di Cristo, che mette in movimento tutte le forze portatrici della salvezza dell´uomo (1 Cor 12). Noi cerchiamo una Chiesa, che agisca da catalizzatore per l´opera di redenzione di Dio nel mondo, una Chiesa che non sia solo luogo di rifugio per privilegiati, ma una comunità di persone a servizio di tutti gli uomini nell´amore di Cristo. La Chiesa può sbagliare solo per amore dell´amore. Buona parte del nostro popolo pensa che la corruzione e il malcostume che oggi affliggono l´Italia vengono assecondati dall´attuale governo. La Chiesa, perciò, non può tenere rapporti di amicizia con esso.

Mons. Raffaele Nogaro
vescovo emerito di Caserta
“la Repubblica” del 25 gennaio 2011