TERESA MANGANIELLO : SUI PASSI DELL’AMORE

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Domenica 17 giugno, presso il Movieplex di Mercogliano (Av), ho assistito alla proiezione del film “Teresa Manganiello : Sui passi dell’amore” del regista Pino Tordiglione, un film voluto e finanziato dalla Congregazione delle Suore Francescane Immacolatine per raccontare la storia straordinaria di una giovane donna, “Madre spirituale” e “Pietra angolare” della loro comunità religiosa.
Teresa Manganiello nasce nell’Ottocento a Montefusco, in una povera famiglia di contadini, per cui non ebbe modo di frequentare la scuola. A ventidue anni entrò nel Terz’Ordine francescano istituito, nel suo paese, da un illuminato frate cappuccino della Provincia di Napoli, P. Lodovico Acernese, suo confessore e direttore spirituale, e, pur essendo povera e analfabeta, si rivelò particolarmente “ricca di sapienza divina e di Spirito del Signore” nell’opera di evangelizzazione delle zone dell’Irpinia e del Sannio in cui fu impegnata, tanto da essere chiamata l’Analfabeta Sapiente di Montefusco.
Teresa Manganiello, da esemplare terziaria francescana, come si legge nel Decreto sulle Virtù emesso dalla Congregazione delle Cause dei Santi, “visse con sommo impegno, con fervore e con perfetta letizia la spiritualità del Terzo Ordine”, dedicando la sua vita ai poveri e ai bisognosi, pur continuando ad assolvere ai doveri di figlia nella sua numerosa e povera famiglia, per amore della quale rinunciò anche al desiderio di entrare in convento.
Padre Lodovico attinse dalla sua ricchezza spirituale l’ispirazione a fondare una nuova famiglia religiosa che avesse Teresa Manganiello come prima superiora e perciò fu inviata a Roma dove il Papa Pio IX, in udienza privata, benedisse tale progetto.
Teresa, però, non riuscì a realizzarlo perché si ammalò gravemente e tre anni dopo l’udienza papale, nel 1876, all’età di ventisette anni, morì.
A distanza di cinque anni dalla sua morte, Padre Lodovico fondò la Congregazione delle Suore Francescane Immacolatine.
Teresa Manganiello è stata proclamata Beata nella città di Benevento il 22 maggio 2010.
Il film è ambientato tra gli incontaminati e splendidi paesaggi dell’Irpinia; la natura occupa, infatti, un ruolo fondamentale, soprattutto perché il regista, esaltandola, magistralmente, nella sua semplicità e nella sua maestosa bellezza, riesce a presentarla quale meravigliosa creatura in cui si può facilmente ritrovare e percepire la presenza di Dio nel mondo e nella storia.Il regista ha selezionato, inoltre, un cast di attori molto bravi, alcuni di essi anche molto famosi e amati dal pubblico.
L’attrice protagonista appare perfetta per l’interpretazione della beata: ha un viso genuino, dolce, innocente da cui traspare tutta la luminosa bellezza spirituale che possedeva Teresa Manganiello.
Molto interessante e riuscita è anche la ricostruzione storica dell’Italia nell’Ottocento che rappresenta fedelmente la difficile e complessa realtà del Mezzogiorno passata al regno Sabaudo dopo la caduta dei Borboni, il fenomeno del brigantaggio diffuso soprattutto nelle terre del Meridione, le gravi condizioni economiche e sociali della gente contadina del Sud.
La storia ha inizio con la narrazione di eventi contemporanei – con una giornalista interpretata da Mariagrazia Cucinotta ferita in Afghanistan che riceve dal padre, con il quale non ha mai avuto un buon rapporto, un manoscritto – e poi si snoda in un doppio arco temporale per ripercorrere i tempi, i luoghi e la storia della beata e poco nota Teresa Manganiello, una giovane contadina, maestra di vita spirituale che “senza saper leggere sapeva dare lezioni di Paradiso”.
Tale espediente narrativo risulta davvero apprezzabile perché, come è stato notato anche da autorevoli critici, contribuisce a legittimare la storia, ad ancorarla nel tempo e nello spazio, ad evitare, insomma, che la vita di Teresa Manganiello sia percepita dal pubblico come un’invenzione fantastica.
Contribuiscono a rendere tale racconto non solo più credibile, ma ancor più interessante, anche l’intensa intervista rilasciata dal Cardinale Ersilio Tonini e, alla fine del film, le recensioni di Vittorio Sgarbi e Federico Moccia.
“ Non è facile raccontare la vita di una beata” ha dichiarato il regista ma egli ci è riuscito, con sobrietà e senza retorica, grazie anche allo spazio significativo dedicato alla splendida figura di un santo frate cappuccino, Padre Lodovico Acernese, il quale, nel suo ruolo di guida spirituale di Teresa, fu determinante nel cammino di crescita spirituale della beata e che, perciò, nel film, ci illumina sulle sublimi virtù della sua pianticella più preziosa che fu proprio Teresa.
Ella, durante la sua breve ma intensa vita, offrì mirabili esempi di serenità, di umiltà, di pazienza, di obbedienza, di sopportazione, di speranza cristiana.
Nel film si vede la gioia e la radicalità con cui Teresa abbracciò l’ideale francescano della povertà, obbedienza e castità.
Povera tra i poveri, condivideva con loro quel poco che aveva e che rappresentava il necessario sostentamento per lei stessa e per la sua famiglia. Quanta differenza con noi che ci definiamo credenti e cristiani ma che non riusciamo a condividere il tanto di superfluo che invece abbiamo!
Forse perché “non basta credere in Qualcuno: bisogna amare Qualcuno!”
E’ proprio per il grande amore verso Gesù, al quale Teresa si era totalmente consacrata, che la sua fede, infatti, si traduce naturalmente in opere di carità e di misericordia verso il prossimo, verso gli ultimi e anche verso i briganti.
Nel film si evidenzia bene come Teresa, nella vita ordinaria di tutti i giorni, nella sua condizione di giovane donna, umile e semplice, senza compiere azioni eclatanti, si adoperasse contemporaneamente per il bene di tutti e per la gloria di Dio, preservando e tutelando i più piccoli e più indifesi da comportamenti che, a lei, apparivano lesivi della dignità dell’uomo.
Soprattutto, i peccatori, poi, erano “oggetto di una sua particolare preoccupazione amorosa”.
Soffriva molto, a motivo della sua grande sensibilità, anche per l’odio, le ingiustizie, le prepotenze che si verificavano intorno a lei e nel mondo.
E per tutto ciò, correggeva, ammoniva, pregava e, in riparazione di tutte le offese arrecate dagli uomini a Gesù, espiava..
Teresa sente la necessità e la gioia di cooperare a salvare le anime più bisognose dal peccato, riparando per loro, espiando le loro colpe.
Teresa, infatti, si donerà per tutti, riparerà per tutti con digiuni, privazioni, disagi e non solo…
Nel film viene mostrato il cilicio che Teresa indossava per martorizzare il suo corpo e qualche critico ha affermato che si è voluto dare risalto ad una pratica personale che rende la beata un modello troppo alto per i suoi coetanei.
Personalmente non condivido, affatto, tale pensiero!
Per quel che mi riguarda, il desiderio di penitenza e di espiazione di Teresa Manganiello, che, con grande rispetto e delicatezza, viene svelato solo alla fine del film, ha suscitato nel mio animo una forte emozione mista ad una grande e profonda ammirazione.
In particolar modo, mi sono commossa ripensando ad un brano del libro della Genesi (Cap.18, 20-32) in cui Abramo, sentendosi responsabile del destino di salvezza degli uomini, osa intercedere presso il Signore con una confidenza addirittura “audace”.
L’intercessione nella Chiesa è fondamentale! Essa è la prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio ed esige quell’umiltà profonda che sola rende possibile che tale tipo di supplica, sgorgando da un cuore povero, immancabilmente giunga fino a Dio: “Il povero invoca e Dio lo ascolta” (salmo responsoriale).
La preghiera e l’espiazione che Teresa Manganiello, come Abramo, offre per la società del suo tempo che ha smarrito il senso dei valori più importanti e più veri, di quei valori che solo possono donare all’uomo di ogni epoca, un’autentica libertà e una profonda felicità, può, anzi, deve divenire, per ogni cristiano impegnato in un serio cammino di crescita personale e comunitaria, esempio di affidamento quotidiano e di supplica incessante a Colui che, soprattutto nelle situazioni che ci sembrano più ardue, può toccare i cuori, illuminare le coscienze, indirizzare tutti gli uomini verso vie di vera felicità e di eterna salvezza.
Pertanto, la dolce e forte figura della Beata Teresa Manganiello emana un particolare e profondo fascino spirituale in grado di attrarre i giovani, e non solo, quale “fiore eccellente e squisito di grazia e santità” laddove la santità è “ misura alta della vita ordinaria” e può essere esercitata in tutte le condizioni e situazioni.
Teresa Manganiello è riuscita ad essere santa perché è stata artefice di pace e di giustizia, testimone della bontà e della misericordia di Dio del quale è stata semplicemente e grandemente una perenne irradiazione d’amore.
Dunque, per i giovani, per gli uomini e per le donne di qualunque condizione, per le anime consacrate, Teresa può, senza dubbio, essere un modello e un ideale accessibile!
Ella può donare a tutti il desiderio di essere migliori perché a nessuno sia preclusa la via della vera gloria e della vera crescita umana!
La storia di questa giovane beata, infatti, appassiona, commuove e, soprattutto, induce gli spettatori a riflettere sulla necessità di una spiritualità da ritrovare per alcuni, da vivere in maniera più autentica e coerente per altri!
Dalla visione di questo film, il cuore esce colmo di una gioiosa e rafforzata speranza, quella che anche la nostra vita, come la vita di ogni uomo, possa essere vissuta nella santità dell’ordinario agire quotidiano sui …Passi dell’Amore!
Grazie alle Suore Immacolatine Francescane per il dono di questa opera, da loro ardentemente desiderata, attraverso la quale ci hanno reso partecipi della conoscenza di una così splendida e luminosa figura, per la gioia e l’edificazione di ognuno di noi, della Chiesa e del mondo!

Mena Riccio

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