UNA “PASSIONE” ALTERNATIVA

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Irena, attrice-regista d’avanguardia, accetta la proposta del cappellano di un penitenziario, don Iridio, di mettere in scena la Passione di Gesù, ma quando arriva il momento di stabilire i ruoli, nessuno tra i detenuti vuole fare la parte di Giuda, perché Giuda è il traditore e in carcere non puoi chiedere a un detenuto di fare la parte dell’infame per eccellenza. Tutto si blocca. Che si fa?
Davide Ferrario, regista di Tutta colpa di Giuda, per molti anni ha fatto esperienza di laboratorio teatrale nelle carceri italiane. Il film è ambientato nel carcere Le Vallette di Torino, ha per protagonisti i detenuti stessi e diventa da subito un modo per riflettere sulla condizione del carcere vista dal di dentro, con gli occhi di chi la vive giorno per giorno, cercando di “galleggiare” (come dice a Irena il direttore del carcere) in attesa che il tempo passi …
Sorgono delle domande: il carcere come è concepito e vissuto serve a qualcosa? è prudente far sentire i detenuti “troppo vivi” o è meglio cercare di tenerli tranquilli, tanto tutto quello che aspettano è uscire? chi lavora in carcere crede davvero nella validità delle attività teatrali , creative, rieducative o tira a campare pure lui?
Intanto Giuda non si trova e così Irena ha un’idea:
“Il figlio di Dio si è fatto uomo, e che cosa vuole l’uomo? Vuole soffrire, vuole morire? No! Vuole essere felice, vuole vivere… e allora noi sogneremo il mondo senza dolore, qui, adesso, senza Giuda, senza tradimento, senza processo, senza condanna… senza la croce!”
Ferrario, ateo convinto, si interroga sulla religione e sul senso ultimo del sacrificio.Sorgono altre domande: cosa dà senso alla sofferenza? quando vale la pena di sacrificarsi? È possibile un’alternativa a una religione basata su tradimento-condanna-passione-croce?
Gesù ci avrebbe salvato lo stesso se fosse morto tranquillamente in un letto, solo per il fatto di essere nato, di essersi fatto uomo?
E se qualcuno decide di rappresentare la Passione senza la croce è un eretico, un blasfemo?
Un artista ha il diritto di trattare il sacro con libertà?
Quando Irena è finalmente riuscita a coinvolgere i detenuti, il suo “Gesù senza Giuda” fa imbestialire don Iridio:

  • -Non è l’arte che ci salva, è la fede!
  • – La religione ci rende schiavi, l’arte ci libera!
  • -La fede!
  • -La poesia!
  • -L’obbedienza!
  • -La libertà!
  • -Vade retro Satana!

Il carcere, il teatro, la fede, la libertà: tanti temi “pesanti” in un film leggero, a tratti ironico, quasi un musical, con coreografie e canzoni , dal rap ai Marlene Kuntz.
Comunque, per tornare alla storia, alla fine la soluzione la trovano in parte …Dio, in parte i detenuti.
Se volete sapere qual è, guardate il film.

Maria Urciuoli

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