VITA DI FRATERNITÀ

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Incontro Zona Interdiocesana di Avellino per Iniziandi e Ammessi
Incontro Zona Interdiocesana di Avellino per Iniziandi e Ammessi

Sabato 9 maggio 2015, presso il convento dei frati Minori di Atripalda (AV), si è tenuto il 2° incontro di formazione dedicato a Iniziandi e Ammessi appartenenti alle fraternità della zona Interdiocesana di Avellino.
All’appuntamento hanno preso parte le fraternità di Atripalda(6), Avellino-Cuore Immacolato(2), Avellino-Roseto(5), Mercogliano(4), Montefusco(1), Montella(3), Serino(6), Volturara Irpina(1) e le fraternità in formazione di Montefalcione(3) e Mirabella(2), per un totale di 35 presenti.
L’incontro è stato presentato da Anna Carrino, ex consigliera regionale che ha spiegato gli obiettivi di questo secondo appuntamento.
All’incontro era presente anche il neo consigliere regionale Ciro d’Argenio che, però, non si è degnato nemmeno di fare un saluto ai partecipanti e di ciò dovrà fare ammenda …
La riunione è stata aperta da un breve momento di preghiera sulla vita fraterna delle prime comunità cristiane e francescane.
Dopo la preghiera, p. Gianluca Sciarillo della fraternità dei Frati Minori di Serino, ha iniziato la meditazione sull’incontro, presentando i nove pilastri su cui costruire la fraternità.
Di seguito sono riportati i passi salienti della sua riflessione.
“Il primo punto fondamentale è che la fraternità é, innanzitutto, un dono di Dio. C’è una chiamata specifica per chi entra in fraternità. Il Signore chiama ognuno come lui solo sa. Ognuno é presente in fraternità perché ha risposto alla chiamata di Dio. É importante quindi, prima di tutto, il senso di gratitudine a Dio perché ci ha ritenuto degni di una chiamata a essere parte di un ordine, quello di San Francesco. Poi riconoscenza al singolo fratello per quanto di buono fa per il bene della fraternità. Dio ci chiama e ci da tutti i mezzi per realizzare la nostra vocazione. Il Francescano deve imparare a riconoscere i talenti che ha e a non metterli sotto terra. Il dono che fa a uno é diverso da quello che fa ad un altro, quindi é importante riconoscere le qualità di ciascuno (vedi la descrizione del frate perfetto).
Nella fraternità è necessaria la disponibilità all’ascolto vicendevole. I doni che ciascuno ha devono essere messi in circolo e per fare ciò é importante mettersi in relazione, non dobbiamo essere delle isole.
Se si cammina insieme, chi ha più forza sostiene chi ne ha di meno e insieme si arriva alla vetta, al traguardo. É necessario il sostegno reciproco con la preghiera, perché la fraternità nasce dall’alto, da Dio.
Un altro pilastro della fraternità é: la Grazia. Tutto ha avuto inizio con un dono, la chiamata di Dio. Francesco ha ascoltato la voce di Dio, si é fidato e si é affidato e noi siamo i beneficiari di questa eredità.
Noi dobbiamo sentirci responsabili di questa eredità e farla fruttificare. La famiglia Francescana é la più numerosa in tutto il mondo, se si considerano tutte le sue componenti, dai frati agli Araldini.
Noi siamo responsabili di questa Grazia, non possiamo solo contemplare quanto fatto, ma dare anche il nostro contributo.
Siamo eredi di un tesoro che deve continuare a portare frutti nella famiglia, nella chiesa e nel vasto contesto sociale. Si é Francescani nella concretezza della nostra vita, in ogni ambito in cui viviamo a cominciare dalla famiglia. Non dobbiamo farci riconoscere dallo stendardo, ma dalla nostra vita. Non c’è un istante in cui smettiamo di essere Francescani, fratelli.
Il cammino di fraternità deve porre l’attenzione su ciascun fratello. É importante il progetto di vita mio e del fratello e, quindi, é importante coniugare la vocazione di ciascuno.
La fraternità é impegno di vita, ci deve essere il coinvolgimento di tutti. In base ai doni che il Signore ci ha fatto, dobbiamo rendere conto. Bisogna spendere la propria vita a servizio degli altri, non sono sufficienti le parole, quindi: Il banco di prova é la vita.
Quando non viviamo il nostro essere Francescani secondo quanto abbiamo professato, dobbiamo rendere conto al Signore.
Nel momento del bisogno dobbiamo andare incontro a chi é nella difficoltà. Francesco diceva che ovunque si trovavano i frati si dovevano accogliere con affetto e dovevano amarsi e nutrirsi come una madre ama il proprio figlio.
Quando la fraternità mi sta e cuore non posso farne più a meno.
C’è il rischio, però, di idealizzare la mia idea di fraternità, distaccandomi dalla realtà. É importante il modo di porsi nei confronti della fraternità reale fatta dal fratello che ho accanto, non dimenticandomi del dono di Dio.
Bisogna impegnarsi per migliorare, ma é importante accogliere il fratello che ho accanto, perché ognuno é un dono. La fraternità concreta si deve amare di più di quella ideale, perché ci saranno di sicuro delle attese deluse. L’accoglienza del fratello e della sorella é fondamentale. Chi ama il suo ideale di comunità più di quella reale distrugge la comunità cristiana.
E’ necessario misurarsi con le miserie, i difetti di ciascuno; i fratelli potrebbero apparire un peso. Questo potrebbe anche essere un aspetto positivo, perché mi da la coscienza di avere un fratello accanto che accolgo; non considero un peso, anzi gli do “peso”, importanza. Occorre imparare a vivere i contrasti che ci sono all’interno di una fraternità. Non tutto é bello come vorremmo.
Ascoltiamo tutti, con attenzione fraterna, cercando di entrare in relazione profonda col fratello e la sorella, allo stesso modo. Bisogna imparare a valorizzare il buono che si nasconde nelle opinioni altrui. Accettare serenamente ogni decisione. I fratelli aiutano anche a migliorare noi stessi, a mutare l’opinione che ci siamo fatti di noi stessi. É bene invece chiederci che cosa il Signore vuole farci capire mettendoci accanto i fratelli che ci ha donato. Dalle difficoltà nascono le opportunità.
La fraternità è, soprattutto, per la missione nella famiglia. (vedi regola Ofs 17 e CC.GG. 24,1).
Il primo banco di prova dell’essere Francescani é la famiglia. Per capire se sono un buon Francescano, basta guardare il nostro modo di essere in famiglia. Noi siamo costruttori di amori familiari, coniugali…
I Francescani devono prestare particolare attenzione alla famiglia e a tutte le difficoltà che affronta ogni giorno.
La fraternità é per la missione della Chiesa dove dobbiamo portare il nostro carisma francescano. Quello che realizziamo nella Chiesa lo facciamo da Francescani secolari. É importante vivere la vita di fraternità prima di portarla fuori.
Ultimo pilastro della fraternità è la missione nel mondo. Il cristiano che tralascia i suoi impegni temporali trascura la sua relazione con Dio.
L’art.15 della regola Ofs ci chiede l’impegno nel sociale. Se non é possibile fare tutto, é un peccato di omissione non fare il possibile.
La vita francescana é bella ma anche impegnativa perciò bisogna allenarsi”. P. Gianluca conclude riportando uno stralcio del discorso di Papa Benedetto ai Francescani in Castel Gandolfo il 18 aprile 2009.

Carissimi, l’ultima parola che voglio lasciarvi è la stessa che Gesù risorto consegnò ai suoi discepoli: “Andate!” (cfr Mt 28,19; Mc16,15). Andate e continuate a “riparare la casa” del Signore Gesù Cristo, la sua Chiesa. […] Come Francesco, cominciate sempre da voi stessi. Siamo noi per primi la casa che Dio vuole restaurare. Se sarete sempre capaci di rinnovarvi nello spirito del Vangelo, continuerete ad aiutare i Pastori della Chiesa a rendere sempre più bello il suo volto di sposa di Cristo. Questo il Papa, oggi come alle origini, si aspetta da voi”.

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