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IL VOLTO DELLA MISERICORDIA

padre scognamiglioIl Capitolo Fraterno del 24 gennaio 2016 è stato uno speciale appuntamento inserito nel percorso del Giubileo straordinario che la Chiesa Universale sta celebrando, in tale contesto è intervenuto fr. Edoardo Scognamiglio – Ministro Provinciale della Provincia napoletana dei Frati Minori Conventuali – sul tema del Perdono e della Misericordia.
La sua riflessione ha riguardato innanzitutto il significato di Giubileo, per il quale mette in risalto alcuni pericoli.
Il primo pericolo del giubileo è il buonismo: si rischia di perdonare tutto senza dare un volto al male.
Il secondo grande pericolo è ridurre il giubileo ad una celebrazione: abbiamo aperto tante porte fino ad oggi, ma rischiamo di lasciare chiusa la porta del nostro cuore. Samo chiamati a fare un’esperienza vera di misericordia, a partire dalle nostre fraternità, e non limitata ad una particolare celebrazione.
È necessario riscoprire il valore della misericordia: Gesù Cristo è il Volto della misericordia del Padre, dice Papa Francesco nella bolla di indizione del giubileo. Dobbiamo quindi innamorarci innanzitutto del Volto di Cristo, per essere uomini di misericordia. Gesù non ha una missione da compiere: è la missione del Padre. La sua presenza in mezzo a noi è la misericordia del Padre. La misericordia vive di gratuità dell’amore di Dio. Senza la gratuità non c’è esperienza vera di misericordia.
Nella parabola del Padre misericordioso non si converte nessuno, lo scandalo della parabola sta nel fatto che il Padre gratuitamente accoglie il figlio che si è allontanato, non perché il figlio si sia pentito. Lo scandalo di questa parabola è che Dio ci viene incontro senza nemmeno sapere se il figlio si è convertito. In questa parabola noi siamo il figlio maggiore, cioè quello fedele che ha fatto sempre tutto, ma vive senza la gioia.
Il centro della parabola è che l’amore di Dio è gratuito. Anche Francesco lo aveva capito quando diceva: “L’amore non è amato”. Solo il Signore può aiutarci a compiere un cammino di perdono. Il perdono è un atto mistico. Alla fine della sua vita Francesco fa un’esperienza mistica di Gesù e vede così i suoi fratelli come un dono, nonostante le tante sofferenze che gli provocano.
Nella parabola del Padre misericordioso, Gesù esaspera alcune situazioni per creare un contrasto tra un fatto vero e uno finto, in modo che i presenti possano scegliere se stare dalla parte di Dio o degli uomini.
Noi ci siamo creati una falsa immagine di Dio. Crediamo che Dio ci perdoni per le opere che compiamo in quest’anno della misericordia, ma il giubileo dura tutta la vita.
Abbiamo anche una falsa immagine della famiglia e della fraternità. Una famiglia è perfetta quando c’è il confronto e si fa esperienza di perdono. Sono sante quelle fraternità quei luoghi dove abbonda il peccato, ma sovrabbonda la Grazia, il perdono.
Riguardo la shoah, qualcuno ci dice che noi non abbiamo il diritto di perdonare un bel niente, nel nome di chi non c’è più. Questa tesi vuole dire che il male è il male: No al buonismo. Se dobbiamo perdonare dobbiamo perdonare l’imperdonabile: il male subito. Dobbiamo fare un percorso di conversione davanti ad un torto subito. Il primo elemento da riconoscere è il male subito, un male che mi ha tolto qualcosa che non mi sarà più restituita. La prima cosa è accettare il male, il secondo elemento è condividere questo male, poi pregare per questo male e solo alla fine perdonare il male subito. Gesù sulla croce si è trovato davanti al male dell’umanità, Cristo porterà sempre nella sua carne i segni del male dell’umanità.
Se la mia vita è ancorata in Cristo, io potrò perdonare, altrimenti non posso perdonare.
La spiritualità del perdono è un cammino di conversione e guarigione. Quando diventeremo misericordiosi come il Padre noi saremo trasformati, anche se l’altro continuerà a peccare. Nel discorso della montagna l’evangelista ci dice che noi saremo perfetti come perfetto è il Padre nostro che è nei cieli.
Come realizzare una spiritualità del perdono nelle nostre fraternità? Soprattutto attraverso la preghiera, perché dobbiamo essere radicati in Cristo. Il bene non è banale, il male nella Bibbia è paragonato alle ombre e alle tenebre, ma queste sono inconsistenti, passano in un attimo. Vivere la misericordia significa che la nostra vita è orientata verso la luce. Dobbiamo custodire il fratello nel bene.
Noi non ci possiamo chiedere se l’altro si è pentito o meno, perché noi siamo chiamati ad essere misericordiosi come il Padre. Dobbiamo metterci nell’ottica di Gesù e non del fariseo.
Il perdono non è un atto umano, ma divino.
La parabola, in greco, significa l’accostamento di due realtà. La parabola ha una funzione di uncino, per gettare un ponte tra il nostro mondo e quello di Dio. Gesù parte sempre da un fatto vero e da uno inventato. Nella parabola del Padre misericordioso non si parla di conversione. Il Padre aspetta sull’uscio della porta, già sta aspettando il ritorno del figlio, senza sapere se il figlio si è convertito.
Fr. Edoardo conclude il suo intervento suggerendo a tutti i presenti di approfondire, in quest’anno della Misericordia, il tema della GRATUITÀ.