UN POMERIGGIO AL CARCERE MINORILE DI AIROLA

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carcere di AirolaGià da un po’ di tempo mi ero riproposta di avvicinarmi al problema detenuti, convinta che il modo migliore per approfondirlo, sia quello di cercare un contatto ed essere il più possibile accogliente rispetto al loro vissuto ed ai loro errori.
Per questo motivo appena mi è stata data dalla mia Fraternità di Avellino l’opportunità di far visita al carcere minorile di Airola, l’ho colta come l’avvio di una attività che spero possa protrarsi nel tempo dal momento che personalmente già mi occupo di detenuti attraverso un volontariato di altra natura.
La visita al carcere di Airola si è aperta con la liturgia eucaristica nella cappella del carcere stesso a cui abbiamo partecipato noi appartenenti alle varie Fraternità campane Gi.Fra. ed OFS ed alcuni dei ragazzi detenuti, in particolare quelli a cui è data la possibilità di uscire anche per permessi personali.
Al termine della liturgia animata con canti dalla Gi.Fra. di Airola, ci siamo tutti trasferiti nel cortile dove i detenuti sono soliti trascorrere il tempo di libertà vigilata a loro disposizione. Lì ognuno di noi ha avvicinato i ragazzi che nel frattempo si erano riuniti in gruppi e ci osservavano curiosi di capire cosa fosse questa novità assoluta per loro poiché erano tutti arrivati da poco. La maggior parte, naturalmente, mi è sembrata particolarmente attirata dalle tante ragazze che forse non si aspettavano di incontrare.
Nel complesso posso dire che questa esperienza vissuta in un carcere minorile, costituisce sicuramente uno spunto per riflettere sulla fragilità dei ragazzi e delle famiglie moderne che sono una delle componenti che contribuisce alle scelte sbagliate ed alle strade intraprese seguendo falsi miraggi, anche in giovane età.
Ma soprattutto spinge ad interrogarsi ed a cercare le risposte sul contributo che ognuno di noi porta nella propria famiglia ed anche fuori al fine di prevenire situazioni tristi quali quelle che ieri abbiamo solo intuito.
Certamente ripetere questa attività anche durante la Quaresima quale momento forte dell’anno liturgico, può costituire uno stimolo in più per chi si sente portato per questo tipo di esperienza, ma certamente non apporta grande sollievo ai ragazzi che oggi avranno già dimenticato i nostri volti che probabilmente non vedranno mai più; per cui mi auguro di avere tante altre esperienze come quella vissuta ieri in modo da colloquiare ripetutamente con qualcuno di loro cercando di essere convincente nel proporre le argomentazioni che a noi vengono dalla nostra fede senza, però, minimamente pretendere di catechizzare persone che in questo momento di tutto hanno bisogno meno che di una pesante catechesi.

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