LA FRATERNITÀ FRANCESCANA, FORMA DI VITA E DI SANTITÀ. 2° incontro zonale per Formandi e Iniziandi Ofs

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Sabato 16 aprile, dalle 16.30 alle 18.30, si è tenuto il secondo, e ultimo, appuntamento dedicato a Formandi e Iniziandi delle fraternità Ofs appartenenti alla Zona di Avellino.
Anche in quest’occasione, come per il primo appuntamento, la zona è stata divisa in due micro-zone, per ridurre al minimo gli spostamenti, cosicché, le fraternità di Lioni, Serino, Volturara, Montella e Salza, hanno converso nel convento di S. Rocco a Lioni, mentre Avellino [Roseto e Cuore Immacolato], Mercogliano, Montefusco, Atripalda, Lacedonia e Zungoli nel convento di S. Egidio di Montefusco.
L’argomento dell’incontro, (di cui in seguito è riportata una breve esposizione), era comune a entrambe le micro-zone ed ha avuto per tema: “La fraternità francescana, forma di vita e di santità”.
I relatori degli incontri sono stati: p. Lino Barelli, per la micro-zona di Lioni e Mena Riccio, per quella di Montefusco.
La partecipazione è stata buona, per la micro-zona di Lioni, dove erano presenti diciassette confratelli provenienti da Serino[7], Montella[1], Volturara[2] e Lioni[7], poco incoraggiante, invece, per quella di Montefusco, dove erano presenti solo sette confratelli della fraternità locale.

Incontro della micro-zona di Lioni
Il tema dell’incontro, cui ha preso parte anche il sottoscritto, delegato di microzona, è stato approfondito da p. Lino Barelli, assistente della nascente fraternità di Lioni che, dopo una breve preghiera, ha iniziato la sua riflessione, introducendo il concetto di “comunione”.
La sorgente del nostro stare insieme – afferma p. Lino – la ritroviamo nella partecipazione, attraverso lo Spirito Santo, alla vita divina e, in particolare, alla Trinità, dove Padre, Figlio e Spirito Santo sono una cosa sola.
In Gesù è presente sia la natura divina, sia quella umana (una donatagli dal Padre, l’altra da Maria) che, grazie all’opera dello Spirito Santo, sono in piena comunione.
Lo Spirito Santo che anima l’unità in Gesù, anima anche la comunione nella Chiesa, dove ciascuno di noi è membro di un unico corpo.
Siamo membra l’una diversa dall’altra, ma siamo uniti nella diversità, come Gesù non è il Padre, né lo Spirito Santo, ma è tutt’uno con loro.
La comunione che esiste tra noi, membra della Chiesa, si fonda sulla comunione tra Gesù e la Chiesa ed è dono di Dio.
In questo modo, anche la nostra fraternità non può essere ridotta a un’associazione culturale, perché è Dio stesso che ci mette insieme, per camminare sulla via della santità.
L’azione di Dio, nella costruzione della fraternità, è sostenuta anche da papa Benedetto XVI che afferma: «Questa fraternità, gli uomini potranno mai ottenerla da soli? La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli. La ragione, da sola, è in grado di cogliere l’uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità. Questa ha origine da una vocazione trascendente di Dio Padre, che ci ha amati per primo, insegnandoci per mezzo del Figlio che cosa sia la carità fraterna». (Caritas in Veritate, 19)
La comunione nasce dal fatto che il Padre ci ha creato dall’inizio: corpo, anima e Grazia. Col peccato abbiamo perso la comunione con la vita divina che, con Gesù, abbiamo avuto l’opportunità di riconquistare.

Infatti, «a quanti l’hanno accolto – afferma l’apostolo Giovanni nel suo prologo – ha dato potere di diventare figli di Dio» (cfr. Gv 1,12), mediante il dono dello Spirito Santo che abbiamo ricevuto grazie al sangue versato da Gesù sulla croce.
Infatti, l’apostolo Paolo, quando scrive agli Efesini, dice: «in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia, … per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la sua croce, sulla quale fece morire la loro inimicizia. Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito» (Ef 2, 13-18).
Sull’esempio di Gesù, anche noi, se vogliamo la comunione tra i popoli, dobbiamo salire sulla croce, come ci insegna il nostro Serafico Padre S. Francesco.
Infatti, in una sua visita su La Verna, papa Giovanni Paolo II affermava che l’Ordine dei frati minori nasceva nel momento in cui Francesco riceveva le sacre stimmate, a imitazione di Gesù che realizzò la comunione tra i popoli, salendo sulla croce.
Francesco, come Gesù [«Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me» (Gv 17, 6)], considerava un dono i fratelli che il Signore gli aveva dato (cfr. FF. 116) e insegna a noi a fare altrettanto.
Ogni membro della fraternità, quindi, è dono l’uno per l’altro e, quando manca un fratello, essa è meno ricca, perché la fraternità perfetta, come ci insegna Francesco (cfr. FF. 1782), è l’insieme dei doni di ciascuno, nessuno escluso.
Il nostro atteggiamento nei confronti del fratello, quindi, deve essere, innanzitutto, di accoglienza, perché è un dono del Signore e, poiché tale, deve essere valorizzato e aiutato a crescere.
Perché la Fraternità cresca nella comunione, devono esserci compresenza, corresponsabilità e complementarietà, a imitazione delle prime comunità cristiane.
Gli Atti degli Apostoli, nel descrivere i primi cristiani, riportano che «Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli» (At 2,42) che, nella Fraternità, sono rappresentati dal ministro che deve prepararsi a guidarla, nello spirito della Regola.
La Regola è la sintesi del Vangelo [Francesco chiamava la sua Regola “il midollo del Vangelo”] e se i ministri riescono a farne vivere la sostanza, tutta la Fraternità cresce nella comunione a Dio e ai fratelli.
Il fondamento della comunione in Fraternità è la vita sacramentale, perché, prima dell’unità col fratello, è necessario ricercare la comunione con Gesù.
Oltre alla vita sacramentale, la preghiera, operata attraverso lo Spirito Santo, è, per il francescano secolare, la via preferenziale, per vivere in armonia con Gesù, diventando “l’anima del proprio essere e del proprio operare” (Reg. 8).
La preghiera richiede, soprattutto, un atteggiamento di ascolto, perché solo accogliendo la Parola nel nostro cuore, per opera dello Spirito Santo, possiamo stabilire la comunione col Signore e vivere secondo la sua e non la nostra volontà.
Dalla comunione col Padre, poi, ha origine l’armonia col fratello, soprattutto con quello spirituale e, ancor di più con l’ammalato, come ci narrano le fonti: «E ovunque sono e si incontreranno i frati, si mostrino familiari tra loro reciprocamente. E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale? E se uno di essi cadrà malato, gli altri frati lo devono servire come vorrebbero essere serviti essi stessi». (FF. 91-92)
All’intervento di p. Lino, ha fatto seguito un breve dibattito che ha coinvolto l’intera assemblea, nel quale sono stati messi in risalto i punti salienti della riflessione.
L’incontro si è terminato con la preghiera e con un momento fraterno, organizzato dalla fraternità locale.

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