“VOI SIETE LA SPERANZA DELLA CHIESA! VOI SIETE LA MIA SPERANZA!”

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Sin dall’inizio del suo pontificato, Giovanni Paolo II ha rivolto una particolare attenzione ai giovani che lui riteneva la speranza sua e di tutta la Chiesa.
Frutto di questa fiducia nei giovani, sono state le ormai famose Giornate Mondiali della Gioventù (GMG), la cui prima edizione si svolse a Roma, il 23 marzo 1986.
In quell’occasione, il papa si rivolse ai giovani, accorsi in piazza San Pietro, con la lettera “Sempre pronti a testimoniare la speranza che è in Voi”, con cui diede inizio al suo pellegrinaggio, per incontrare i giovani di tutto il mondo.
Alle nove edizioni internazionali, intervallate da quelle svoltesi a carattere diocesano, sono accorsi circa tredici milioni di giovani (oggi ormai adulti) che hanno testimoniato, al mondo intero, la disponibilità ad accogliere il messaggio di Cristo, se, chi glielo trasmette, riesce a toccare le corde del loro cuore, amandoli, valorizzandoli e responsabilizzandoli.
Questo è uno degli aspetti che vorrei oggi mettere in risalto della “Santità” di Giovanni Paolo II: l’amore per i giovani!
Ieri, tra i tanti servizi televisivi che hanno commosso tutti noi, mi ha fatto molto piacere rivivere le emozioni, attraverso le immagini e le parole, di questi grandi raduni in cui i giovani incontrano il Vicario di Cristo.Due episodi, tra gli altri, mi hanno commosso più di tutti.
Il primo ritrae un Giovanni Paolo II, ancora giovane, che, impugnando il crocifisso, intona un ritornello, in risposta alla folla che lo aveva acclamato e che recita così: “John Paul two, he loves you! –John Paul II he loves you! ” (Giovanni Paolo II ama voi!).
In questa circostanza si è manifestato tutto l’amore del papa per i “suoi” giovani, i famosi “papaboys”. Un amore che si lascia coinvolgere che coinvolge e che, il giorno dopo, ti fa essere una persona nuova (non è quello che accadeva ogni volta che un peccatore incontrava il Cristo?).
La Chiesa, però, secondo il mio modesto avviso, oggi ha perso gran parte di quell’entusiasmo che coinvolgeva tanti giovani e questo è un aspetto su cui meditare.
Nel secondo episodio che mi ha commosso ancora di più del primo, è stato ripreso Giovanni Paolo II, più anziano e già molto acciaccato, quando, alla GMG di Roma, nel Giubileo del 2000, tradusse un proverbio polacco che recitava così, all’incirca: “quando stai con i giovani, devi diventare anche tu giovane”.
Questa frase ha suscitato in me grande emozione, per il suo profondo significato e perché ha portato la mia mente a rivivere emozioni che, ormai, custodisco gelosamente nel mio cuore, ma che, ogni tanto, mi fa piacere spolverare e condividere con qualcuno.
Quella sera, nella grande spianata di Tor Vergata, c’ero anch’io!
Non è possibile sintetizzare in due righe le emozioni che ho provato in quella settimana e che ho condiviso con quella che poi sarebbe diventata mia moglie e con parte della mia fraternità.
Ho vissuto emozioni fortissime, dal disagio di dormire sul pavimento, all’entusiasmo di pregare insieme sotto un milione di stelle; dal risveglio in un sacco a pelo bagnato dall’umidità, all’incontro casuale con la jeep del papa, mentre, alle otto del mattino, ero andato, a una fontanella lontano, a lavarmi i denti.
E, quando tutto questo è finito, io, giovane di trentuno anni, mi sentivo una persona diversa, perché, grazie a papa Giovanni Paolo II, avevo incontrato Cristo e non volevo più lasciare quella spianata (proprio come i discepoli che non volevano scendere dal monte Tabor).
Due anni dopo, a Toronto, in Canada, ho rivissuto le stesse emozioni e, visto che sono stato lontano di casa per quindici giorni, quello che ho potuto sperimentare, più di tutto, è stata l’accoglienza.
Ho incontrato persone eccezionali sulla mia strada che mi hanno accolto, senza farmi sentire in terra straniera e lontano da casa, senza farmi mancare l’affetto di una famiglia e tutto questo in nome di Cristo, portato fino ai confini del mondo da quel papa, il cui nome, da ieri, è stato aggiunto alla schiera dei santi.
E mi piace concludere con le parole di papa Benedetto XVI che, ieri, ha così terminato la sua omelia:
«Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua – ti preghiamo – a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio. Tante volte ci hai benedetto da questa piazza. Santo Padre oggi ti preghiamo, ci benedica! Amen».

Ciro d’Argenio

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