IL NOME NON È TUTTO UN PROGRAMMA

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All’Angelus in piazza San Pietro del 9 gennaio 2011 Benedetto XVI ha raccomandato ai genitori di non dare ai propri figli nomi che non siano compresi nel martirologio cristiano. Infatti, ha spiegato, «ogni battezzato acquista il carattere di figlio a partire dal nome cristiano, segno inconfondibile che lo Spirito Santo fa nascere “di nuovo” l’uomo dal grembo della Chiesa».
Probabilmente il pontefice ha inteso riferirsi alla moda, sempre più diffusa tra certi presunti vip, di attribuire ai figli i nomi più stravaganti: città, oceani, continenti, perfino marchi di fabbrica e eau de toilette. Sicuramente sarebbe auspicabile una maggiore sobrietà ma non bisogna esagerare con i reprimenda per non incorrere in contraddizioni.
Può giovare a tal proposito riportare alla memoria il caso di Francesco d’Assisi. È noto che Francesco nacque tra il 1181 e il 1182 durante un periodo di assenza del padre, in terra di Francia per lavoro; la madre pensò di chiamarlo Giovanni, in onore del Battista, ma il padre, al suo ritorno, gli mutò il nome in Francesco. Leggiamo la gustosa descrizione offerta da Nicola Papini nella sua Storia di San Francesco d’Assisi del 1825, considerata la prima biografia critica moderna del frate di Assisi.

In Assisi, antica città Vescovile dell’Umbria, Provincia ben nota d’Italia, nacque San Francesco nell’anno mille cento ottantuno dell’Incarnazione del divin Verbo, e probabilmente in Settembre: tempo infelice, e di dolorosa ricordanza, se per altre ragioni, per questa specialmente, che, sbandite tra gli uomini le sante virtù, sovraneggiavano allora i vizj presso che tutti. Il padre chiamavasi Pietro di Bernardo Moriconi (da Moricone paese d’origine) famiglia distinta assai tra le popolazioni di Pisa, e di Lucca, e ben cognita fuori ancora d’Italia. Fu il detto Bernardo, che spatriando da Lucca portossi qualche anno prima in Assisi col figlio e con tutto il ricco capitale toccatogli nella divisione de’ beni con un suo fratello, e vi si stabilì, aprendo negozio di varie merci, specialmente di panni lani. Il nome della madre fu Pica della nobil casa Bourlemont in Provenza […]. È naturale che il traffico avendo portato Pietro nella Francia gli aprisse la strada a sì cospicuo parentado. Appunto in Francia si trovava Pietro per affari di mercatura, allorché donna Pica sgravossi del suo portato. In mancanza del marito pensò ella ad imporgli il nome del santo Battesimo, e fu quello di Giovanni; ma rimpatriato indi a non molto il padre e trovato, a mio credere, il bambino vivace oltremodo, bizzarro e tutto brio, e di fattezze e maniere francesi, contentissimo, soprannominollo Francesco […] il quale termine si usava allora in Italia per esprimere, che le persone e cose eran francesi, cioè della Francia, e dicevasi merci francesche, soldati franceschi, ecc. anzi trovasi unito anche a’ nomi proprj di persona come Isabella Francesca, Giovanni Francesco. Prevalse questo nome avventizio […] e andò avanti al suo principale nella bocca delli uomini.

Le ragioni della scelta di Pietro Bernardone non sono ben note; amore per la Francia, è l’interpretazione più comune. Personalmente ritengo che Pietro scelse di apporre questo soprannome al piccolo Giovanni più che altro perché gli evocava una dimensione transnazionale alla quale era molto legato in virtù del suo lavoro: l’Europa dei viaggi e dei commerci, delle libertà comunali, della nascente borghesia. Un soprannome beneaugurante per quello che, nei suoi ambiziosi disegni, sarebbe divenuto un giovane brillante e facoltoso. In ogni caso volle che suo figlio non fosse identificato col nome di battesimo bensì col nome «avventizio», incurante che questo non fosse neanche un nome vero e proprio quanto piuttosto un attributo o un appellativo; insomma, niente a che vedere con il martirologio cristiano.
Un comportamento per nulla conformista, quindi, se non addirittura stravagante che però non mi sembra abbia avuto gravi conseguenze.

Pietro Urciuoli, OFS Avellino

2 Risposte a “IL NOME NON È TUTTO UN PROGRAMMA”

  1. Carissimo Pietro, grazie, perchè mi hai informato su una questione di cui non ero a conoscenza e su cui mi fa piacere esprimere il mio breve pensiero.
    Purtroppo, oggi, non si può non concordare col Santo Padre, certo non si può fare di tutta l’erba un fascio [e l’esempio di Francesco d’Assisi ne è la testimonianza], ma la moda attuale è propria quella di dare ai propri bambini i nomi più strani.
    Questa moda sta’ contagiando anche le giovani famiglie della nostra terra, dove, fino a poco tempo fa, esisteva un’unica legge: “i bambini devono avere i nomi di mamma e papà” .
    Per la verità, pur essendo, in questo caso, nomi assolutamente coerenti con la tradizione cristiana, nemmeno questa tradizione mi è mai tanto piaciuta.
    Spesso ho sentito di persone a cui non piaceva il proprio nome, scelto solo per far contento nonna o nonno, ma che, a volte, creava dei veri e propri disagi.
    Ad esempio il mio nome, Ciro [nome di mio nonno], l’ho sempre visto come un’etichetta: “napoletano”, anche se io napoletano non sono, però, quando uscivo dalla Campania …
    Allora, forse, non bisogna esagerare nemmeno in questo senso. Credo che, quando si sceglie il nome per i propri figli, oltre al significato che il nome ha per noi, dobbiamo pensare anche a chi lo porterà.
    Se noi nutriamo affetto nei confronti di una persona cara e decidiamo di chiamare nostro figlio come lui, non è detto che quest’ultimo debba essere la nostra vittima sacrificale … ci sono altri modi per dimostrare il proprio affetto, magari impegnandoci in prima persona, piuttosto che scaricare tutto sugli altri.

  2. Carissimo Ciro,
    ti ringrazio per l’attenzione che hai dedicato al mio scritto.
    Concordo pienamente con te: nell’imporre il nome al neonato i genitori devono pensare soprattutto a lui, che lo porterà per tutta la vita. Non ho sviluppato questo argomento deliberatamente per non dilungarmi troppo; bisogna essere sintetici per invogliare alla lettura.
    Il mio obiettivo era circoscritto a questo: dimostrare che il pensiero del pontefice è eccessivamente semplicistico e storicamente infondato.
    Pietro

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