IN OCCASIONE DEI CINQUANT’ANNI DI SACERDOZIO DI PADRE INNOCENZO MASSARO DUE TERZIARI FRANCESCANI SCRIVEVANO

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Domenica 15 giugno 2003, si è celebrato nella Chiesa di S. Maria del Roseto in Avellino il 50° anniversario di sacerdozio di Padre Innocenzo Massaro.
La celebrazione è stata preceduta da tre altre celebrazioni eucaristiche in cui, per desiderio dello stesso P. Innocenzo, si è riflettuto e pregato per le vocazioni alla famiglia, alla vita religiosa e al sacerdozio. Le omelie sono state affidate, rispettivamente, ai coniugi Pietro e Annamaria Urciuoli della nostra Fraternità OFS, a Suor Antonia Maria Stradiotto, novizia delle Suore Francescane di Santa Filippa, per anni gifrina della fraternità di Avellino, e a Padre Gianluca Manganelli, frate cappuccino, anch’egli cresciuto nella nostra fraternità Gi.Fra.
Tre testimonianze di vita belle e commoventi. Ognuno ha compiuto scelte diverse e seguito strade diverse, ma ognuno di queste strade, poiché volute e tracciate dal Signore, ha portato questi fratelli alla vera gioia, alla piena realizzazione del loro essere, a vivere ogni giorno serenamente e profondamente i doni esaltanti della spiritualità francescana.
Carissimo P. Innocenzo, questi giorni di preghiera vissuti intensamente sono culminati nella solenne liturgia del 15 giugno, durante la quale ho sentito il mio cuore traboccare di gioia e di gratitudine.
Anche questo evento è stato pensato e organizzato insieme, con la collaborazione dei terziari e dei gifrini, ma ieri è stato quasi impossibile condividere le emozioni del momento.Tanta gente è accorsa a festeggiare con voi questa importante tappa del vostro cammino di sacerdote : parenti,confratelli, suore, francescani, amici e benefattori del Roseto.
Tutti a lodare e ringraziare il Signore per ciò che in questi anni ha compiuto nel cuore di tanti fratelli e nella vita di tante fraternità francescane attraverso le vostre parole, il vostro esempio, il vostro servizio attento, qualificato, umile e generoso.
La vostra è stata una vita donata al Signore con lo sguardo e il cuore rivolto al prossimo più bisognoso, per far fronte alle sue mille povertà materiali e spirituali.
Io, personalmente, sento forte il desiderio di rendere grazie al Signore Iddio perché mi rendo conto che mi è stato fatto un grande dono, quello di aver avuto, accanto ai miei genitori, una persona come voi, fondamentale per la mia crescita umana e spirituale.
Grazie, Signore, per aver voluto che P. Innocenzo mi accompagnasse per un periodo così importante per la mia vita.
Grazie per la sua fede salda che ha saputo trasmettermi durante gli anni trascorsi nella Gioventù Francescana; per la sua guida costante, paziente, premurosa ed illuminata con la quale ha aiutato me e tanti altri giovani, ora terziari come me, a comprendere l’importanza e la bellezza della spiritualità francescana, esortandoci ad amare, a vivere e testimoniare con coraggio, in ogni circostanza della vita, il Vangelo di Cristo sulle orme di San Francesco.
Grazie per tutto il tempo che P. Innocenzo ci ha donato: per il tanto tempo dedicato ai nostri incontri di fraternità, ai nostri campi-scuola; per ogni relazione, meditazione, omelia con cui ha saputo infonderci l’amore a Gesù e a Francesco, donandoci la forza e l’entusiasmo di non abbandonare mai la fraternità.
Grazie perché abbiamo sperimentato concretamente il suo amore per noi laici francescani, per gli adulti, per i giovani e per gli araldini.
Grazie per il bene personale che P. Innocenzo ha nutrito per ognuno di noi: ha guidato con paterna bontà e pazienza i nostri cammini di fede, sempre pronto a raccogliere le nostre confidenze, insieme alle gioie e alle tristezza della vita di ogni giorno, con il cuore ricco di speranza, di ottimismo, di umanità e di dolcezza.
In tutti questi anni P. Innocenzo ha gioito e sofferto con noi e noi con lui; abbiamo condiviso tanto insieme: importanti progetti, grandi sogni, tante speranze.
Grazie, Dio nostro, per questo e per tutte le volte in cui egli ci ha resi partecipi delle sue fatiche, delle sue delusioni, come un padre con i propri figli.
Ti ringrazio ancora, Signore, per averlo donato a tutti noi; senza di lui non saremmo i francescani sereni e felici di oggi, con tanti preziosi momenti da ricordare, con profonda esperienza di fede da far fruttificare, con tanti progetti d’amore da realizzare.
Insieme alla gioia e alla gratitudine di questo momento, cresce in me e in tutti noi il desiderio e l’entusiasmo di mettere in pratica i suoi insegnamenti, di rimboccarsi le maniche, di impegnarsi a vivere oggi, nelle nostre fraternità, nelle nostre famiglie, nella società, con più forza e coerenza, il messaggio evangelico, accompagnati ancora dal suo amore e sostenuti dal suo esempio, perché tutto ciò che P. Innocenzo ha seminato in questi anni possa ritornare a Te, Signore Dio, quantuplicato.

Mena Riccio

Pensando di scrivere un articolo in occasione dei 50 anni di sacerdozio di P. Innocenzo mi sono subito posto una domanda. Come si può parlare di un sacerdote di grosso spessore spirituale, umano, caritativo, amicale, qual è P. Innocenzo, in poche righe? Comunque la prima cosa che si può dire è che P. Innocenzo ha risposto appieno alla chiamata del Signore: “Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).
Nel leggere il libro: Una famiglia di Terra di lavoro – I Massaro di Macerata Campania – a cura di Andrea Massaro, ho appreso tante cose di questa famiglia, nella quale è nata la vocazione di Francesco (nome imposto al fonte battesimale, come il nonno paterno), e senz’altro la posso accostare alla famiglia di Nazareth, così come dovrebbe essere per ogni famiglia che costruisca la sua casa sulla roccia.
Il padre di Francesco, Luigi, era falegname ebanista, grande lavoratore, repentinamente scomparso a seguito di una broncopolmonite causata dalle condizioni ambientali in cui lavorava; la madre, Michelina, una santa donna la cui forte personalità risalta anche quando il giovane fratino Francesco, allora sedicen¬ne, venne sequestrato da un soldato tedesco nel suo paese durante il secondo conflitto mondiale, essen¬do divenuta Macerata Campania teatro delle violenze dei tedeschi che perquisivano le case in cerca di cibo, con rappresaglie sugli uomini. Alle grida del fratello più piccolo, Stanislao, accorre la madre la quale “si oppone come un argine tra me e il tedesco”, scriverà P. Innocenzo nel suo articolo autobiografico pubblicato sul n. 105 del mensile “Nuovo Meridionalismo” dell’ottobre 1995. Ad essi si vanno ad aggiungere i fratelli Stanislao, Andrea e Luisa. “Quello spettacolo intenerì il comandante, il quale diede ordine al soldato di rilasciarci”. Il tutto avveniva nei pressi dell’abitazione della famiglia Massaro; su una delle mura della casa vi è una edicola nella quale è raffigurata ‘La Pietà’. L’articolo continua: “La mia salvezza la devo a due mamme. A quella celeste e a quella terrena, la quale prese forza e slancio dall’aiuto che dal cielo le dava la Vergine Addolorata”.
P. Innocenzo fu ordinato sacerdote il 12 luglio 1953 nel Santuario della Santa Casa di Loreto. A Loreto egli compie i suoi studi di teologia. Nel 1954 fu destinato al Convento dei Cappuccini di Nola, sede del Seminario Serafico. Nel 1955 fu nominato Direttore e insegnante di italiano e storia dei fratini. Nel 1959 viene trasferito a Napoli, S. Eframo Vecchio, come Vice-direttore dello Studentato filosofico e teologico dei Cappuccini di Napoli ed insegnante di italiano e storia dei chierici liceali. Nel 1960 lo Studentato filosofico viene trasferito ad Avellino e P. Innocenzo, al quale viene affidata la direzione, continua anche nel suo incarico di insegnante di italiano e storia ai chierici. Oltre a questi impegni di formazione dei giovani P. Innocenzo svolge anche un’attività sacerdotale di evangelizzazione e di pastorale. A Nola negli anni 1954-59 S. Ecc. Mons. Adolfo Binni, Vescovo di Nola, gli dà l’incarico di tenere mensilmente gli incontri di spiritualità alla Gioventù femminile di Azione cattolica diocesana. Ad Avellino, poi, il Vescovo S. Ecc. Mons. Gioacchino Pedicini negli anni 1974-79 lo nomina assistente diocesano dei maestri cattolici. Successivamente il Vescovo S. Ecc. Mons. Gerardo Pierro lo nomina membro del Consiglio presbiterale, Vicario episcopale per la vita consacrata, Esorcista.
Nel 1970 viene nominato assistente spirituale del Terz’Ordine francescano regionale; istituisce per tale Ordine le giornate di spiritualità francescana che si svolgono al “Getsemani” di Paestum e al soggiorno salesiano don Bosco di Seiano. Per 24 anni è stato anche insegnante di religione nell’Istituto Tecnico Agrario e nell’Istituto Magistrale di Avellino. Attualmente è Segretario provinciale dell’Evangelizzazione dei Frati Cappuccini di Napoli. Gli sono state affidate importanti missioni in vari centri campani e di altre regioni. Ha organizzato viaggi e pellegrinaggi in Italia e all’estero, in particolare ai grandi santuari mariani di Loreto, Lourdes e Fatima.
I miei rapporti con P Innocenzo si sono intensificati quando mia moglie ed io cominciammo a frequentare la Fraternità francescana secolare presso il Roseto, nella quale poi siamo entrati come Professi. P. Innocenzo lo abbiamo conosciuto come Assistente spirituale della Fraternità e dopo alcuni incontri avemmo la conferma di ciò che ci avevano detto: la Fraternità è guidata da un frate cappuccino veramente bravo.
Soprattutto ci colpì l’entusiasmo che trasmetteva, insegnandoci, nel contempo, ad essere cristiani maturi e coerenti, a vedere in ogni fratello il volto di Dio e quindi a saper accogliere, a saper dialogare e a saper condividere. Alla sua scuola abbiamo compreso ciò che affermava S. Francesco d’Assisi: “Quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più“. (Amm. XIX FF 169).
P. Innocenzo è stato per tutti noi una grande guida, specialmente nell’osservare il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo secondo l’esempio di S. Francesco d’Assisi, il quale del Cristo fece l’ispiratore e il centro della sua vita con Dio e con gli uomini … (Educandoci) ad una assidua lettura del Vangelo, passando dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo”. (Reg. art. 4).
Instaurò buoni rapporti con le autorità locali e istituì, fin dal 1964, con il sindaco avvocato Emilio Turco, la cerimonia che si ripete ancora oggi con l’offerta da parte del Comune dell’olio della lampada accesa davanti alla statua di S. Francesco nella Chiesa dei Cappuccini di S. Maria delle Grazie.
Certamente il nome del frate di Macerata Campania è legato in modo particolare al “Roseto”, centro di accoglienza e di spiritualità in Avellino. L’Opera è nata nella mente di P. Innocenzo a seguito della sua attività pastorale svolta nei vari paesi dell’Irpinia dove, a causa della forte emigrazione, egli incontrava molte persone anziane, povere e sole. Toccato da questa realtà sociale, si fece strada nella sua mente e nel suo cuore l’idea di realizzare una casa di accoglienza per persone sole e anziane. Aiutato dal Terz’Ordine francescano, e in particolare dalla Ministra dell’epoca sig.ra Franca Agosta ved. Ferrante con la collaborazione delle altre consorelle, le famose “collettrici“, dopo innumerevoli difficoltà, in trent’anni è sorto gradualmente il “Roseto” su quel suolo che secondo alcuni doveva essere “destinato a pascolare le pecore“! (P. INNOCENZO MASSARO, Un’avventura che si chiama Roseto,Vol. I).
L’8 settembre 1970 è la data della posa della prima pietra, benedetta dal Vescovo S. Ecc. Mons. Pasquale Venezia. Il 20 maggio 2000 sulla spianata del Roseto, denominata poi Piazza dei Miracoli avviene alla presenza di tanta gente, la benedizione dell’ultimo lotto a cura del Vescovo S. Ecc. Mons. Antonio Forte. Madrina, con il taglio del nastro, la N.D. Giovanna Mancino, consorte dell’ex presidente del Senato, avv. Nicola Mancino, presente con le maggiori personalità cittadine e di altri centri limitrofi; presente anche il sindaco di Macerata Campania avvocato Maria Tuosto. (P. INNOCENZO MASSARO, Un avventura che si chiama Roseto, Vol. II).
Non può non ricordarsi che P. Innocenzo il 24 maggio 1970 si recò negli Stati Uniti d’America per raccogliere fondi per la costruzione del Roseto tra i cittadini di origine italiana, visitando, con l’aiuto della famiglia del Comm. Beniamino Bonito, nel negozi, nei circoli, nelle fabbriche e nelle abitazioni le tante persone indicate dai parenti di Avellino.
Il Roseto è veramente “Oasi di tranquillità e di pace” per accogliere coloro che sono soli nella vita e “Faro spirituale” così come ho detto nel mio libro “Briciole di francescanesimo”. P. Innocenzo ha anche detto: “Ieri il Roseto è stato un atto di coraggio e di fede; oggi, una splendida realtà nella mostra città“. A che cosa tende il Roseto? Ad essere una piccola Casa sollievo della sofferenza. I Cappuccini hanno ereditato dal loro serafico Padre San Francesco l’amore a Cristo e l’amore agli uomini. Il Roseto nell’aspirazione di P. Innocenzo vuole essere “una casa di liberazione per l’uomo“, liberazione dalle sue paure, dalle sue solitudini, dalle sue ansie e angosce.
La realizzazione del Roseto ci ricorda: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? … Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta” (Gc 2,14-17; 26). E ci ricorda anche ciò che diceva un altro grande frate cappuccino: Luigi Monaco: “Allorquando ci presenteremo al Signore non basta che le mani siano pulite; esse devono essere piene“.
La comunità tutta di Avellino non solo, ma l’intera Provincia dei frati Cappuccini unitamente alla Diocesi di Avellino hanno esultato e gioito per il giubileo sacerdotale del frate Cappuccino di Macerata Campania e si sono uniti nella preghiera durante due SS. Messe celebrate il 15 giugno presso la Chiesa Santa Maria del Roseto: una alle ore 11,30, presieduta da S. Ecc. il Vescovo di Avellino Mons. Antonio Forte, e l’altra nel pomeriggio alle ore 18,00 presieduta dal Provinciale dei frati Cappuccini di Napoli rev.mo P. Crescenzo Rauccio.

Con la convinzione che P. Innocenzo ha vissuto veramente il sacerdozio come un ministero da poter dire: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me” (Gal 2,20), intensamente preghiamo: “Signore, grazie per averci dato P Innocenzo, conservacelo a lungo perché egli possa continuare ad essere nostra guida spirituale, nostro maestro, nostro amico, sicuro punto di riferimento ed esempio per quei giovani che Tu vorrai chiamare alla tua sequela e al tuo servizio nella nostra comunità“.

Emilio De Rogatis

Tratto da “Campania Serafica” n°6 – luglio 2003

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