ORDINE FRANCESCANO SECOLARE: UNA «VOCAZIONE» CHE RICHIAMA UNA «PROFESSIONE» P. Ciro Polverino

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1. VOCAZIONE[1] E PROFESSIONE

Vocazione e professione sono due termini che nell’ambito della famiglia francescana restano sempre uniti. Anche nella vita normale alla voce di uno che chiama, fa eco normalmente, la voce di un altro che risponde. Nel nostro caso il dialogo avviene tra DIO CHE CHIAMA e L’UOMO CHE RISPONDE. II Signore lo chiama ad una particolare condizione di vita cristiana, quella francescana, ma nello stato di vita SECOLARE. A questo invito l’uomo risponde con la «professione» e quasi ripete le parole di Francesco: «Signore cosa vuoi che io faccia?».

2. FRATERNITÀ OFS
Questa impostazione dice subito che l’Ofs non è e non può essere considerato come un qualsiasi gruppo di amici che si frequenta perché ci sono persone simpatiche, si fanno attività interessanti o perché ci sono degli interessi sentimentali. È anche questo, come base umana, come strumento provvidenziale di cui si serve Dio per far passare la sua voce. In profondità l’Ofs è una «fraternità»[2], dei fratelli che hanno Dio per Padre e che pongono Cristo al centro, come primo fratello, e fondamento del loro stare insieme. Ma questa fraternità si qualifica anche come francescana perché si rifà a Francesco d’Assisi per ricostruire il mondo e la Chiesa con uno stile nuovo e un comportamento diverso.

3 ELEMENTI DI UNA VOCAZIONE SECONDO LA BIBBIA
Quando la Bibbia ci presenta una vocazione (pensiamo a quella di Mosè davanti al roveto ardente[3],a Isaia nel Tempio[4], al giovane Geremia chiamato da JHW[5], al fanciullo Samuele chiamato di notte da Dio[6], a Davide che da pastore è chiamato a diventare re e guida del popolo[7]), troviamo un piccolo uomo di fronte alla maestà di Dio, che sente, da una parte, di essere stato «scelto» da Dio e, dall’altra, di essere inviato per una «missione» tutta speciale. Da quel momento la sua vita è segnata, è «marcata», prende un’altra piega.
Di fatto egli deve dare una risposta a Dio; deve porre dei gesti e se accetta ciò che Dio gli propone sa che andrà verso l’ignoto, un punto segreto noto solo a Dio. Deve, cioè, andare, come fu detto ad Abramo, verso la «terra che Io ti indicherò»[8]. Nella concretezza dei casi alcuni daranno una risposta immediata e spontanea; altre volte l’uomo, preso da paura tenterà di resistere, come può capitare anche a noi di fronte alla vocazione all’essere Ofs, all’essere frate o al matrimonio. E qui le scuse si moltiplicano all’infinito. Sinteticamente, dunque, la vocazione comporta questi quattro elementi:

  • Elezione o scelta (da parte di Dio)
  • Missione da compiere
  • Coinvolgimento personale
  • Risposta dell’uomo

Non costituisce elemento essenziale il fatto che Dio interpelli «personalmente» o «mediante altri». Diciamo che la via normale delle chiamate di Dio sia nell’AT che nella Chiesa, oggi, avviene attraverso i segni, attraverso un amico, attraverso anche fatti che ci possono sembrare banali, labili o inadatti. Così può avvenire anche nell’OFS.
Nel NT siamo chiamati a seguire Cristo in una via nuova che comporta lo spogliarci di noi stessi, del nostro modo di vedere le cose, e particolarmente del modo istintivo di agire[9], per rivestirci di Lui[10].

In pratica la vocazione cristiana è vocazione ad una vita nello Spirito. Quello stesso Spirito che, unendosi al nostro spirito, ci fa capaci di ascoltare la Parola del Padre e risveglia in noi la risposta filiale. Così per tutti pur nella diversità dei carismi, dei doni e dei ministeri; ma tutti riceviamo una chiamata personale dal medesimo Spirito per il bene dell’unico corpo che è la Chiesa. Si realizza, così, la fraternità ecclesiale che sorregge ed alimenta qualunque forma di fraternità che nella Chiesa nasce e si sviluppa.

4. LA VOCAZIONE FRANCESCANA
Per eccellenza, la chiamata a fare fraternità è quella francescana ma radicata nella fraternità ecclesiale. Non si concepisce né esiste Ofs se questo è fuori dal contesto ecclesiale, parrocchiale o diocesano che sia. Quando Francesco scrive ai primi laici che si sono rivolti a lui come guida e maestro, egli li invita:

  • Alla perfezione dell’amore
  • Alla rinuncia al proprio io
  • Ad accogliere in sé Cristo vivo
  • Ed a cambiare vita

Solo così Dio verrà ad abitare in essi e saranno una sola famiglia con Dio e con gli uomini. Si realizza così la Chiesa. Era la stessa, profonda esperienza di Chiesa che Lui, i frati e le sorelle clarisse già conducevano: Vangelo come fonte, Eucaristia come centro, i poveri come fratelli, la Chiesa come Madre[11]. Non è così anche per l’Ofs?

5. LA VOCAZIONE DI FRANCESCO, MODELLO PER LA NOSTRA
II dinamismo di elezione-missione che abbiamo visto si ritrova anche nella chiamata di Francesco.
Più volte il giovane Francesco si sente oggetto di predilezione da parte di Dio: nell’episodio del sogno di Spoleto[12],quando nella grotta fuori Assisi avverte di aver trovato la «perla preziosa» della parabola evangelica[13],quando di fronte all’avidità del padre scopre di avere un Padre celeste ben più ricco e provvidente[14], ecc.

  • In questi incontri con Dio Francesco percepisce che gli è affidata una missione da compiere:

–      «Và e ripara la mia casa… »[15] e diventa il costruttore di Dio;

–        dopo tre anni intuisce che la sua missione vera è riparare la Chiesa nella sua dimensione più profonda: è l’ascolto-scoperta della missione apostolica per cui si sente impegnato a «non possedere né oro, né argento, né denaro, né portare bisaccia, né pane, né bastone per via, né avere calzari, né due tonache, ma soltanto predicare il Regno di Dio e la penitenza»[16].

  • È una missione di cui egli non conosce né i dettagli e né gli obiettivi. Questi li conosce Dio. Lui deve solo restare in ascolto obbediente così da dilatare sempre più ed umilmente la missione di «risuscitare Gesù nei cuori di molti»[17] e di «spegnere le inimicizie e gettare le fondamenta di nuovi patti di pace»[18].
  • Tutto ciò rivela il profondo mutamento interiore ed esteriore avvenuto nella esistenza di Francesco: «Ecco Ecco come il Signore concesse a me, frate Francesco, di cominciare a fare penitenza (…) e, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo»[19]. È dalla rinuncia delle proprie vedute e dall’accettazione della dimensione Cristo che prende l’avvio ogni vera vocazione, anche quella nell’Ofs.
  • La risposta di Francesco fu sempre pronta, immediata: a Spoleto, ad Assisi, a S. Damiano,a S. Maria degli Angeli. Senza indugio va tra la gente a parlare di Dio e della necessità di cambiare vita per salvarsi.

 6. LA «VOCAZIONE FRANCESCANA» NELL’OFS

La natura dell’Ofs, al pari degli altri Ordini fondati da Francesco è vocazionale. Si entra nell’Ofs e, cosa ancora più importante, vi si rimane, perché si è sperimentata la stessa elezione e missione di Francesco. In merito è molto illuminante la regola dell’Ofs:

«In seno a detta famiglia, ha una sua specifica collocazione l’Ordine Francescano Secolare. Questo si configura come unione organica di tutte le fraternità cattoliche sparse nel mondo e aperte ad ogni ceto di fedeli, nelle quali i fratelli e le sorelle, spinti dallo Spirito Santo a raggiungere la perfezione della carità nel proprio stato secolare, con la Professione si impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di S. Francesco e mediante questa regola autenticata dalla Chiesa»[20].

Distinguiamo, perciò, all’interno di questa vocazione gli elementi classici di ogni vocazione francescana:

  • Chiamata dello Spirito Santo: Dio Padre, nel suo amore, fa sentire un particolare richiamo, in una certa direzione…
  • A raggiungere la perfezione della carità: cioè la condivisione dei sentimenti di Cristo per diventare nella Chiesa, cioè per i fratelli, incarnazione e prolungamento del Cristo stesso.
  • Al seguito di Francesco: ossia secondo quella particolare «missione» che ha avuto il santo di Assisi e secondo quella «risposta» che il medesimo ha dato.

 Lo stesso articolo ci fa, poi, distinguere uno specifico della: vocazione Ofs:

  • Nello stato secolare: non perciò nell’ambito dell’Ordine dei Frati o delle Clarisse, ma nella famiglia secolare, cioè da laico. Qui si pone il problema dell’appartenenza dei giovani all’Ofs. Durante l’Assemblea nazionale interobbedienziale Gifra, tenutasi al Getsemani di Paestum (Sa) dal 26 al 29 luglio 1984, si discusse di questa appartenenza del gifrino alla famiglia francescana secolare e Manuela Mattioli, allora Presidente CiOfs, ebbe a dire: «I gradi di appartenenza del giovane francescano alla famiglia dell’OFS possono essere stabiliti in diverse maniere, ma in nessuna maniera potrà essere messa in discussione la sua appartenenza come tale (…) II requisito fondamentale è essere giovane, sentirsi chiamato dallo Spirito Santo (…) Vivere questa chiamata nell’ambito della famiglia OFS»[21].

In pratica: se massimo grado di appartenenza all’OFS é inserirsi in esso con la «professione», rito con il quale ci si impegna a vita e con la massima consapevolezza a vivere la vocazione francescana, all’Ofs si appartiene – anche se in maniera ancora iniziale – con la «promessa» Gifra ossia con l’impegno «temporaneo» a vivere la vocazione francescana secolare e con quella consapevolezza e decisione non ancora pienamente mature e definitive che la giovinezza normalmente comporta.
Dunque: la «vocazione francescana secolare» è unica (quella indicata dalla regola Ofs e ripresa dal Nostro Volto); differenti sono invece i gradi di impegno o di risposta nei suoi riguardi. Impegno definitivo con la Professione nell’Ofs ed impegno temporaneo con la Promessa Gi.Fra.
Se la vocazione francescana secolare è così concepita, si può concludere che all’Ofs – in forza della identica vocazione­-missione – appartengono sia i membri che hanno emesso la professione, sia i giovani che hanno fatto la Promessa; e della Gi.Fra. possono far parte sia i giovani impegnati con la Promessa e sia quelli che, pur avendo già fatto Professione Ofs, nel rispetto dei limiti di età previsti dal Nostro Volto[22], continuano a vivere e a lavorare con e per la fraternità Gi.Fra.[23].

7. MISSIONE DEL LAICO FRANCESCANO
Per definire la missione del laico francescano potrei usare lo slogan «SERVIRE I FRATELLI» ma avrei detto tutto e niente.
Dato che la norma di vita il Vangelo, proverò a partire da questo per dire della sua missione.
Il capitolo 25 del Vangelo secondo Matteo ci dice due cose fondamentali:

  • Con la parabola dei talenti[24] siamo avvertiti che dobbiamo mettere a frutto tutti i doni ricevuti;
  • Con la parabola delle pecore e dei capri (o giudizio finale)[25]ci viene indicata la direzione da intraprendere: il servizio del fratello che non ha quello che ho io, del cosiddetto «povero».

In questa linea si muove anche la Regola negli articoli 6-19 quando parla di alcuni bisogni fondamentali dell’uomo e di come soddisfarli:

  • annunciare Cristo con la vita e con la parola[26];
  • accogliere tutti gli uomini con animo umile e cortese, come dono del Signore ed immagine di Cristo per creare condizioni di vita degne di creature redente da Cristo[27];
  • costruire un mondo più fraterno ed evangelico con l’esercizio competente delle proprie responsabilità[28];
  • essere segno di pace, fedeltà, rispetto della vita[29];
  • ricercare le vie dell’unità e delle fraterne intese praticando il dialogo, il perdono e la perfetta letizia[30];
  • avere rispetto per tutto il creato e fuggire la tentazione di sfruttare egoisticamente le risorse donateci dal Signore[31].

Ma la missione del francescano secolare è da svolgersi anche all’interno della fraternità:

  • con la propria partecipazione: essendo presenti, gioiosi, attenti, volenterosi;
  • quando il Consiglio affida un incarico anche il più umile e nascosto;
  • quando siamo chiamati a ricoprire ruoli di animazione: Presidente, Vice presidente, Consigliere;
  • quando abbiamo la responsabilità di altri fratelli: araldini, terziari in formazione;
  • quando tutto ciò siamo chiamati a realizzarlo anche a livello della fraternità provinciale e/o nazionale.

A volte la missione del francescano secolare si esplica all’interno di strutture parrocchiali e/o diocesane:

  • se il parroco chiede il nostro impegno di catechisti, cantori, ministranti;
  • quando svolgiamo un ministero cosiddetto di fatto (accoglienza, archivio, pulizie, animazione liturgica, ecc.);
  • quando particolari esigenze pastorali ci inducono a scoprire la vocazione al ministero straordinario della Comunione oppure ai ministeri istituiti del Lettorato e dell’Accolitato;
  • per non parlare poi della vocazione al Diaconato permanente o al sacerdozio.

 8. NON RESTIAMO SOLI NEL CAMMINO
A conclusione e per incoraggiamento, ricordo una caratteristica particolare di Dio che chiama: Egli non lascia mai solo il chiamato.Gli sta accanto durante tutto l’arco di tempo necessario per la risposta e per la missione.
Mosè chiamato da JHW a liberare il popolo di Dio, sente la promessa rassicurante della sua presenza e assistenza: «IO SARÒ CON TE»[32]. Maria, ugualmente, ha dall’arcangelo l’assicurazione di non restare sola nella missione di donare Gesù al mondo: «IL SIGNORE È CON TE»[33].E la stessa promessa la fa Gesù agli apostoli, continuatori della sua missione e, con loro, noi, tutta la Chiesa: «ECCO, IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI, SINO ALLA FINE DEL MONDO»[34].
Non abbiate paura, cari fratelli e sorelle!
L’unica cosa da temere è il disimpegno ed il prendere sotto gamba l’essere francescano secolare.


[1] Cfr. J. GUILLET, Vocazione, in Dizionario di Teologia biblica, Marietti, Torino, 1980, coll. 1399-1402.
[2] Sul tema della fraternità è fondamentale JEAN VANIER, La comunità luogo del perdono e della festa, Jaca Book, Milano, 1980.
[3] Es3
[4] Is 6
[5] Ger 1
[6] 1 Sam 3
[7] 1Sam16
[8] Gen 22,1
[9] «Se qualcuno vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua» Mt 16,24
[10] Gal 3,27
[11] cfr. formula della Promessa Gi.Fra.
[12] FF326
[13] FF328
[14] FF344
[15] FF593
[16] FF 356
[17] FF 470
[18] FF 2252
[19] FF 110
[20] Regola Ofs art. 2
[21] MANUELA MATTIOLI, Considerazioni sulle linee fondamentali, in «Vita Francescana», 36 (1984), pp. 204-206.
[22] Cfr. «il NOSTRO VOLTO» op. cit. art. 13
[23] il tema della vocazione francescana secolare dei giovani della Gi.Fra. è affrontato da Vita Francescana 36 (1984) con vari articoli. Oltre quello già citato di M. Mattioli sono da leggere anche L. BISCARINI, Chiamati dallo Spirito Santo alla Chiesa, pp.211-215; L. MONACO, Chiamati ad essere fraternità segno visibile della Chiesa, pp. 216-217; M. ARTIACO, Natura ed identità della Gifra, pp. 218-221; F. TOZZI, La vocazione laicale del giovane francescano, pp. 222-225
[24] Mt 25,14-30
[25] Mt 25,31-46
[26] Regola Ofs art 6
[27] Regola Ofs art 13
[28] Regola Ofs art 14
[29] Regola Ofs art 17
[30] Regola Ofs art 19
[31] Regola Ofs art 18
[32] Es 3,12
[33] Lc 1,28
[34] Mt 28,20

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